Siamo in piena campagna elettorale: i proclami dei candidati si sprecano susseguendosi incessanti, rincorrendosi, accavallandosi. Uno dei temi ricorrenti (com'è ovvio vista l'ampia base) riguarda la crescita dei salari minimi, ritenuta doverosa e promessa da tutti e per tutti.
La voce più ovvia, per storia e ideologia, arriva dalla sinistra. E io sono d'accordo con questa linea, ma mi chiedo: già siamo poco competitivi per i costi del lavoro con buona parte del mondo, quindi alzando ancor di più questa soglia rischiamo grosso.
Meglio creare povertà per gli (inevitabili) esuberi dovuti al taglio della forza lavoro imposta da costi sempre più elevati o un discreto benessere diffuso nella fascia più ampia possibile della popolazione? Io sono per l'accontentarmi. Ché poi non si lamentino per i tagli del personale coloro che oggi gridano all'aumento.
La voce più ovvia, per storia e ideologia, arriva dalla sinistra. E io sono d'accordo con questa linea, ma mi chiedo: già siamo poco competitivi per i costi del lavoro con buona parte del mondo, quindi alzando ancor di più questa soglia rischiamo grosso.
Meglio creare povertà per gli (inevitabili) esuberi dovuti al taglio della forza lavoro imposta da costi sempre più elevati o un discreto benessere diffuso nella fascia più ampia possibile della popolazione? Io sono per l'accontentarmi. Ché poi non si lamentino per i tagli del personale coloro che oggi gridano all'aumento.
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