Comodino schizofrenico

Guardo il comodino accanto al letto e quasi mi meraviglio della mia schizofrenia "letteraria" di questi giorni di riposo lavorativo.

In ordine sparso ho aperti:
  1. Rolling Stone sulla pagina dell'articolo dell'orrenda e insopportabile Pop Porno de Il Genio, che tentano di dissimulare la loro felicità per l'inaspettata fortuna mediatica.
  2. Le Operette Morali di Leopardi, precisamente questo dialogo.
  3. Una biografia di Vasco Rossi di Massimo Poggini quasi a metà.
  4. Un Ammaniti intonso da iniziare dopo avere letto di fila Branchie e Fango.

Una lettura... bella!

Ci sono libri che ti colpiscono come un pugno alla stomaco e che ti viene il mal di testa per le fretta di finirlo, di bruciarne la pagine, di saltare le descrizioni per andare subito al solo degli snodi della trama. Non è questo il caso. Per quello c'è solo l'imbarazzo della scelta in qualsiasi ipermercato tra degnissimi Grisham, Smith e King.

Anche questo è un libro da ipermercato, Ecco la storia di Daniel Pennac. Ed è un libro fantastico. C'è una spruzzata di tutto (una specie di Long Island Ice Tea fatto bene) miscelato proprio bene: narrativa, saggio letterario, critica cinematografica, leggeri quadretti d'ambiente dal Sud America all'immancabile Belleville.

Un libro che mi ha stregato e che supera di molto, non me ne vogliano gli appassionati, la saga Malausseniana. Per spessore, divertimento, cultura e varietà.

Spero che la prossima rilettura, fra qualche mese, non mi faccia cambiare idea o scemare l'entusiasmo che conservo nella testa alla fine dell'ultima pagina.

Crescere... divenire

A nascere son buoni tutti! Persino io sono nato! Ma poi bisogna divenire! divenire! crescere, aumentare, svilupparsi, ingrossare (senza gonfiare), accettare i mutamenti (ma non le mutazioni), maturare (senza avvizzire), evolvere (e valutare), progredire (senza rimbambire), durare (senza vegetare), invecchiare (senza troppo ringiovanire), , e morire senza protestare, per finire... un programma enorme, una vigilanza convinta... perché a ogni età l'età si ribella contro l'età, sai!
(Daniel Pennac - Signor Malaussène - Capitolo XIV: Signor Malausséne - 65)
In quest'ultimo anno sono cresciuto, apparentemente molto: ho acquistato fiducia in me e nei confronti degli altri, ho provato esperienze e sensazioni nuove e appaganti, ho pensato e agito molto (anche quando potevo sembrare esageratamente di corsa).

Grazie a me, a tutti e a "lei" per avermi aiutato e coinvolto e spronato.

La crisi colpisce come una scure

Si parla tanto di crisi, di pessimismo (controproducente) e di ottimismo (fastidioso), ma la realtà di questi giorni di spese per i regali natalizi è sotto gli occhi di tutti.

Anche senza considerare casi eclatanti, come l'incasso maggiore nella storia della Rinascente, è difficile non notare come non ci sia molta differenza con gli anni passati. Magari qualche coda in meno alle casse, magari meno ressa davanti allo scaffale dei computer o delle calze. Possiamo parlare di una sensazione di qualche soldo di meno in giro, non certo di un tracollo dell'economia dello shopping.

Quella che secondo me è la verità è una sola: la crisi colpisce forte, ma selezionando (i poveri cristi come sempre, ovviamente) gli sventurati e secondo una modalità tra le peggiori in assoluto.

Non siamo di fronte a un aumento dei prezzi che ci porta a comportarci secondo la litania studioapertiana quest'anno regali utili e un po' meno costosi, ma a migliaia di persone che rimangono senza lavoro e quindi senza reddito.

E per loro niente regali. Niente. Non pochi. Niente. Questa è la crisi.

Milano in una mattina d'inverno

Certe mattine ti svegli e fuori c'è la Milano che ti aspetti. Una leggera foschia mattutina tra i palazzi silenziosi, i lampioni sospesi dei tram che si muovono leggermente accarezzati dal vento, i lontani rumori di auto di chi si sveglia presto per iniziare la giornata.

E un sentimento indefinito di terra delle opportunità e del naufragio ti prende gli occhi e il cervello.

Perché fare musica?

Ogni tanto, quando riprendo in mano l'ormai impolverata 6-corde, mi riprende la voglia di mettermi lì e mettere insieme qualche suono e qualche parola.

Poi guardo il mio computer, che straborda di dischi e canzoni poco o mai ascoltate, e mi chiedo che senso abbia, ormai, mettersi lì a scrivere della pessima musica. Ne abbiamo già molta: un bel po' buona e un bel po' di più che vira al pessimo o che si discosta dai miei gusti personali.

Perché dovrei aggiungere la mia voce stonata e le mie dita tremolanti a questo gran chiasso planetario? Esatto, dovrei aver qualcosa da dire. Ma sono pensieri di un attimo. Non so quanto valga la pena fissarli su un pentagramma.