Quasi banali, addirittura imbecilli

È che a dir le cose come stanno, che sono molto semplici e lineari, alle volte si fa la figura degli imbecilli:
E con rispetto dobbiamo ricordare oggi tutti i caduti, anche quelli che hanno combattuto dalla parte sbagliata sacrificando in buona fede la propria vita ai propri ideali e ad una causa già perduta. [*]
Io lo dicevo da tempo che i carcerieri dei campi di concentramento nazisti non andavano criminalizzati solo perché hanno avuto la sfortuna di nascere dalla "parte sbagliata". E che diavolo!

Perché quello che più fa imbizzarrire è che un discorso pacato e (quasi completamente) politicamente e storicamente corretto (seppur di plastica e inutile come tutte le parole che si dicono in queste occasioni) come quello tenuto dal Silvio Berlusconi a Onna in occasione del 25 aprile, debba essere insozzato con piccoli germi di polemica gratuita e accessoria.

Perché? Qual è il vero motivo?

Imbarazzo

Io non sto con nessuno per principio. Semplicemente non seguo o sostengo personaggi pubblici che si dimostrano inetti o truffatori (con i fatti o le parole).

Quando però, come ieri sera, mi ritrovo a guardare AnnoZero e non riuscire a sostenere le ragioni - futili, futilissime, esageratamente maliziose e tendenziose - di Santoro (tranne l'intro della puntata), Travaglio, Vauro, della Guzzanti, mi trovo in imbarazzo.

Mi trovo nell'imbarazzo di constatare che la persona più equilibrata e con le parole più intelligenti in bocca in tutto lo studio televisivo era Maurizio Belpietro.

Il bambino con il pigiama a righe: breve recensione

Un'amica qualche settimana fa mi ha regalato un libro, Il bambino con il pigiama a righe: la mia estraneità al flusso continuo delle pellicole cinematografiche mi ha permesso di leggerlo non sapendo quasi nulla della vicenda, dell'ambientazione e della trama.

Il libro è molto carino, ma carico di sentimenti non suoi. Mi spiego. L'orrore, la sensazione di disgusto e il gioco del detto/non detto riguardo alla visione del mondo di un bambino figlio di un gerarca nazista sono solo accennati, sfumati, abbozzatti leggermente sulla pagina come un orlo imbastito che non ha bisogno di essere completato.

Perché il vero eco delle parole scritte, con una prosa attualissima, scarna e semplice e senza spazio per ascese sintattiche e lessicali, trova una caverna dentro di noi, dentro le mille parole già viste e sentite in altri film, libri, fotografie, libri di scuola.

Azzardo un consiglio. Ora che l'orrore nazista è ormai consolidato e sedimentato nei nostri cuori, che ne dite di passare ad altro?

Disegni o parole?

La redazione di un sito internet è sempre una lotta - molto morbida a dire la verità - tra chi si occupa di grafica e chi dei testi. Come in ogni buona famiglia ognuno crede che la sua parte sia la più importante e fondamentalissima per la buona riuscita del progetto.

Questo è un interessante scambio avvenuto qualche settimana fa tra un grafico (G) e un redattore (R): immaginiamoli impersonificati in un dialogo leopardiano (PDF).

R: Si impara prima a disegnare che a scrivere
G: Un'immagine vale più di mille parole
R: La parola aumenta il significato dell'immagine

L'umanità dei mezzi pubblici

Ho vissuto buona parte della mia vita lontano dalla città e dai mezzi pubblici (provincia motorizzata!), quindi mi stupisce sempre un po' l'affetto e la familiarità con la quale a Milano ci si rivolge alle linee di tram, bus e metropolitana. Nelle parole vengono quasi trasfigurati in uomini e donne.

Come una vecchia zia la 75 è sempre in ritardo; come un'amica un po' libertina la 90 la frequentano spesso brutti ceffi; come un amico in vacanza in tenda la 23 quanto è sporca; come un compagno di squadra io vado sempre con la rossa; come la nostra ragazza la verde è sempre in restauro.

Com'è il vostro rapporto con i mezzi pubblici? Amore o odio?

La poesia dell'immagine sul dekstop

No, non si tratta di scritti in versi generati dal computer. Si parla di un articolo di Repubblica.it del quale riporto alcune parole capaci di costringermi a riflettere su di esse per qualche secondo. Si parla del desktop, l'homepage del nostro computer, alla quale anche io dedico qualche minuto ogni giorno e alla quale tengo molto.

Forse sono affascinato solo dal loro suono più che dal loro significato, ma essere affascinato dalle parole mi accade ogni giorno.
- Oggi chiunque di noi sa attraversare uno specchio, lo facciamo tutti i giorni, perché la loro diafana superficie s'è fatta davvero [...] "morbida come un velo, come una specie di nebbia" (L. Carroll, nda). Non riflette più quel che c'è al di qua, ma quel che c'è al di là, il mondo catturato nella Rete.
- Compriamo l'attrezzo più tecnologico oggi disponibile e lo tappezziamo di cliché visuali da vecchia cartolina. Dev'essere un bisogno di rassicurazione, di relax, come le musichette chill-out.
- Nel mondo virtuale, il desktop [...] è la soglia tra noi e tutto il resto. "Una retina esterna" per il guru del virtuale Derrick De Kerchove: protesi visuale su cui viene a proiettarsi l'immagine del mondo.
- ... "personalizzare" quello spazio di trapasso, mettendo a guardia un'immagine votiva e consolatrice (per i più timorosi) o aggressiva e seduttrice (per gli avventurosi).
- Il rettangolo dello schermo non è come la cornice sul camino, non è un reliquiario di ricordi o una bacheca per le immagini che ci piace avere sotto gli occhi. È più simile a una seconda pelle: una superficie di contatto con gli altri.
-I nostri desktop sembrano castelli inaccessibili, e invece sono campi di battaglia. Spazi ancora vergini dal mercato, fanno gola alle multinazionali del software, che cercano di appropriarsene. Ogni volta che installiamo un programma, quello tenta di piantare la sua bandierina sul nostro schermo.

Grandi anni, grandi sogni

Mi sono bloccato, stupito e ancora una volta nostalgico di un tempo che non ho vissuto, sentendo parlare Mauro Pagani a Deejay chiama Italia.
L'ex-componente della PFM era invitato in trasmissione in occasione dell'uscita del suo primo romanzo ambientato negli anni '70, Foto di gruppo con chitarrista: tra una banalità e l'altra se ne esce con questa frase che secondo me c'entra in pieno il punto del problema dei nostri anni:
[Negli anni '70 c'erano] milioni di ragazzi capaci di concepire sogni collettivi e non sogni individuali.
Qualcuno mi costruisce una macchina del tempo? Non ne posso più di vivere in questi tempi cinici e senza sogni...


Il declino dell'umanità (nella storia)

Beviamo il vino della ragione. L'umanità è di fatto su un ramo in declino. Copernico ha cacciato la Terra dal centro dell'universo, Darwin ci ha tolto dalla testa la corona della creazione, Freud ha mostrato che la ragione umana naufraga nell'inconscio.

Frank Schätzing - Il Quinto Giorno

Il mondo al contrario

I parcheggiatori abusivi napoletani protestano perché il Comune li metta in regola, al grido di non siamo estorsori, sbarchiamo solo il lunario con il consenso degli automobilisti.

Credo che sia ora che qualcuno si dia una svegliata e ci faccia rigar dritto tutti in Italia, dal tacco follemente impazzito alla Laguna che obbliga a un abbonamento per usufruire del WC.