Internet contro la censura intellettuale

Evviva il web, che ci ha liberati dalla schiavitù dell'informazione, che ci ha sciolto dai legacci degli intellettuali che pensano di saper giudicare - e solo loro - le informazioni che circolano nel mondo.

Di questo schieramento fa parte Antonio Polito, direttore de il Riformista, che scrive e commenta sull'opportunità di pubblicare le registrazioni audio più famose del momento (qualcuno ha sentito parlare di una signora chiamata D'Addario?). E tutto questo, naturalmente, dopo averle ascoltate.

La morale del giornalista/intellettuale è questa: io posso, anzi devo, ascoltarle, per poi valutare che non aggiungono altro a quanto già saputo e quindi sarebbe meglio non diffonderle.

Lasciateci ascoltare, ascoltare tutti, ascoltare bene, e poi guidateci nella comprensione della notizia. Senza privarci a priori del documento. Siate la guida del pensiero italiano, non i censori della Repubblica. E fate il vostro dannato lavoro!

Internet in mobilità

Per anni tutti i produttori di cellulari hanno tentato in molti modi, corretti o meno, di far cadere tra le loro braccia il credito dei loro clienti. Molto spesso ci sono riusciti, con però la sgradita conseguenza di generare un malcontento e una diffidenza diffuse sul costo e la convenienza di navigare in rete in mobilità.

Ora pare che le cose si stiano muovendo (e non credo sia tutto merito di iPhone), tanto che Maximo Ibarra, direttore marketink di Wind, si lascia andare a una dichiarazione (fonte) tanto banale, tanto ovvia, tanto scontata (per i clienti), da risultare quasi fastidiosa:
ormai abbiamo capito che dobbiamo dare agli utenti quello che vogliono, non un giardino recintato di nostri contenuti, bensì l’accesso a internet.
Benvenute nel mondo reale, care le mie compagnie telefoniche...

Unione Europea: cos'è?

Io non ho niente contro i turchi che desiderano ardentemente "entrare in Europa", figuriamoci contro gli islandesi.

Ma davvero, perchè dovrebbe essere possibile e auspicabile? Davvero l'Islanda, come la Turchia del resto, non hanno nulla a spartire con l'identità europea degli ultimi secoli.

Quindi, cari amici isolani e medio-orientali, non abbiatevene a male, ma rimaniamo anche solo in rapporti d'affari che non ci stiamo male.

U2 in concerto a S. Siro il 7 luglio 2009

Bella serata ieri sera al Meazza di S. Siro, in compagnia di qualche migliaio di amici e di quattro ragazzotti irlandesi (Bono, The Edge, Adam e Larry) che hanno allietato la calda serata estiva. Ecco il mio giudizio sintetico sugli U2.

U2 a S. Siro - Occhio
Grandioso, imponente, eccessivo.
Ma c'è anche qualche piccola critica. Un palco immenso mal sfruttato dai 4, quasi costantemente bloccati in 20 metri quadrati compresi tra batteria e amplificatori. Poche passeggiate sulle passerelle chilometriche e circolari che circondavano il palco. Non potevano risparmiare sui materiali a questo punto? Inoltre trovo che il palco non sia stato sfruttato a dovere, per lo meno con niente di innovativo. Diciamo che era "grande".

U2 a S. Siro - Orecchio
Hanno speso tanto per luci e colori, ma non si poteva spendere qualcosina in più per l'impianto audio? Non so se davvero hanno tenuto il limite dei 78 decibel imposti dal Comitato di Quartiere, ma il suono arrivava bello forte e... beh, pulito proprio no. Anzi, piuttosto confuso. Anche un pelino oltre la "scusante" di trovarsi in uno stadio, cioè in un ambiente non proprio adatto alla musica.

U2 a S. Siro - Cuore
Gli U2 sono stati grandi, grandissimi, e forse lo sono tuttora. Ma la sensazione che tutte le canzoni degli anni 80 siano accolte da un applauso colossale, mentre, tranne rare eccezioni, le altre siano state incastrate nella scaletta ben architettata è forte. Già detto della staticità del gruppo, non hanno convinto molto le esternazioni "umanitarie" di Bono: il vero applauso è scattato al momento dell'invettiva contro Berlusconi. Primi 4 pezzi troppo fiacchi per sostenere l'attacco emozionale.

U2 a S. Siro - Cervello
Non si può giudicare e analizzare un evento di così grandi proporzioni (per essere un concerto) con sistematicità. Mi limito a dire che: Bono ha perso la voce per buona parte del concerto risollevandosi nel finale; The Edge strimpellava con convinzione le sue molte chitarre, ma con suoni non proprio all'altezza (o troppo sotto o troppo sopra); Clayton si è impegnato parecchio per "giustificare" la sua presenza sul palco: il più mobile e passeggiatore del gruppo; Larry pesta di brutto su quei tamburi: per me il migliore della serata.

U2 a S. Siro - Solidarietà
Sbandierata e magnificata, come ci si aspetta e come ci annoia. Ma gli U2 oggi sono anche questo: miscelando Africa, India, Cina, Medio Oriente, Italia, Jovanotti e Puccini, cercando applausi con brevi discorsi (tradotti in maniera tremenda sul maxi-schermo) e filmati d'ordinanza. Come si dice: piuttosto che niente, meglio "piuttosto"...

Vittorio Zucconi

Ci sono in giro copie di Repubblica in casa (di "la Repubblica" non mi suona molto bene in un testo scritto), con tutti i satelliti più o meno utili e più o meno interessanti che ne compongono l'ecosistema.

E così capita di gettare uno sguardo anche su D la Repubblica delle Donne e di trovarsi a leggere articoli di Vittorio Zucconi, HotelAmerica (perché lui deve sempre menarla con gli Stati Uniti d'America, ché così si chiamano, non generalizziamo). Pessima idea

Cito:
L'hamburger è l'equivalente di uno Hummer, di quei mostruosi Suv prodotti dalla americana General Motors, che ora sta meritatamente sprofondando nel fallimento [...]
Ora, al di là che dalla americana non si dice, e non credo che il Direttore abbia problemi a capire come vanno messi gli accenti.

Immagino che lo strale contro l'Hummer derivi dai suoi consumi stratosferici. Siamo d'accordo. Ma allora dai, andiamo tutti a Maranello e facciamo chiudere quella fabbrica di mostri mangia-carburante di cui siamo tanto orgogliosi.

Perché i 13,9 litri ogni 100 km dell'Hummer H3 sono addirittura meno dei 15, 2 litri ogni 100 km di una Ferrari F430.

Che ne direbbe, Mr. Vittorio Zucconi, di non deludere le mie aspettative di lettore che è stanco dei soliti luoghi comuni? Ci sono troppe persone che si affidano a quelli per condire e sostenere i propri articoli, non lo faccia anche lei.

Se per un numero del giornale a cui collabora, qualunque esso sia, non ha idee interessanti, ceda la penna e la rubrica a qualcun altro. Altrimenti devo cadere verso un altra banalità qualsiasi, del tipo che in Italia i giovani non trovano spazio perché gli anziani non mollano la sedia?

Sto cercando...

... per questo spazio sul web un'idea, un obiettivo, una passione, una strada da intraprendere con tutto il mio entusiasmo.

Consigli?