Un raccont(in)o edificante


Oggi è la volta di questo breve e semplice vicenda (chissà se vera? Probabilmente no) che si presta a molte semplici e banali considerazioni moralistiche (non per forza in senso negativo). Come nella più antica delle tradizioni orali, ri-elaborerò in maniera assolutamente involontaria alcuni particolari, quindi se l'avete sentita diversamente è soltanto colpa mia.

Ci sono due francesi (nessun terzetto: niente tedesco, italiano o altro) che camminano per le strade del centro di Londra: sono attesi da un convegno (barboso) che li terrà occupati tutta la giornata e quindi sono particolarmente di fretta (oltre che non del tutto svegli (penso io) causa baldoria in albergo la notte precedente svuotando il frigo-bar... tanto paga l'università). A un certo punto uno dei due si blocca. Così. Improvvisamente. Sul marciapiede infestato di pedoni frettolosi che lo urtano e lo maledicono.

"Che succede?", chiede il compagno, "perché ti sei bloccato così su due piedi (questa battutina l'ho inserito io, lo ammetto)?". "Ho sentito un grillo" risponde l'altro. "Un grillo? E come (diavolo) hai fatto a sentire un grillo in mezzo a tutto questo frastuono? Sei sicuro?" (ma soprattutto, chettifrega?). "Sì, sono sicuro, ho sentito il verso di un grillo. Sono un entomologo. Sono certo di aver sentito un grillo." Così si accascia fra l'erba dell'aiuola che circonda l'albero che sorge accanto a loro e inizia a frugare tra l'ebra. L'amico lo guarda un po' imbarazzato: "Ma che fai? Non strisciare a terra l'abito nuovo. Dai che abbiamo fretta". "Ancora solo un attimo, sono sicuro di averlo sentito".

Ed effettivamente, dopo un paio di minuti di ricerche, riesce a prendere tra le mani... un grillo. L'amico lo guarda stupito: "Ma come hai fatto a sentirlo? Quasi non sento neppure la voce quando mi parli in mezzo a tutto questo frastuono e tu cosa fai? Senti un grillo! E non ti sei sbagliato, l'avevi sentito davvero! Ma come hai fatto?. "È veramente molto semplice, caro amico mio. L'ho sentito perché io amo il mio lavoro. E chiunque ami qualcosa, riesce a distinguerla anche in mezzo a mille altri segnali dello stesso tipo. Così, fra mille suoni, o meglio rumori, sono riuscito a sentire il canto di questo piccolo grillo".

La giornata finisce, il convegno è terminato, e i due amici si incamminano verso le stanze d'albergo che li ospiteranno per la notte. Sono in coda alla stazione per il biglietto, una folla di persone si urta e sbraita per reclamare il posto, mille altri gesticolano come pazzi con l'interlocutore lontano raggiunto dal proprio telefonino. I megafoni della stazione annunciano arrivi, partenze e ritardi dei treni in percorrenza. I capostazione intimano ai ritardatari di sbrigarsi a salire sul convoglio. Una marea di pendolari striscia quelle fastidiose valigette con le ruote sul levigato pavimento alla sezione d'imbarco.

L'amico dell'entomologo (non è un'offesa... si è scelto lui la professione...) si ricorda dell'episodio della mattina e, in quella chiassosa cattedrale della civiltà, getta a terra una moneta. Il tintinnìo che produce è lieve, metallico, inconfondibile. E molte persone, pur fra quel rumore, si girano e seguono con lo sguardo la moneta che scivola fino a usaurire la sua forza nella familiare spirale.

La storiella, parabola, exemplum.... insomma, chiamatela come volete, l'ho sentita in Chiesa durante la celebrazione della Messa, quindi si riveste di un ben preciso significato (anche nell'assurda società di oggi è possibile sentire il richiamo di Dio pur sembrando una cosa lontana ed estranea al mondo moderno). Ma anche chi ha deciso che questi discorsi religiosi non lo riguardano, non potrà non terminare la lettura dell'episodio con un sorriso amaro sulla bocca. Un'espressione amara sul volto. Un battito amaro del proprio cuore.

Poi tutto torna come prima e, inghiottiti da mastro Gerry Scotti, ci ributtiamo nel mondo "reale".

Protezione civile in famiglia


Altro divertente omaggio alle "liste di cose utili" che impazzano da qualche tempo a opera della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Oggi tocca alla Protezione civile. Allegato a un giornale (o meglio un magazine) c'era questo simpatico manualetto intitolato "Protezione civile in famiglia": più di 50 pagine (64 per la precisione, come annunciano orgogliosi sul sito www.protezionecivile.it) in splendida carta stampata a colori con copertina patinata (sulla quale non vedo il minimo accenno al fatto che si tratti di carta riciclata... già, ma in Italia le istituzioni non sono solite dare il buon esempio ai cittadini... certo ma il manualetto è scaricabile direttamente dal sito... e allora fatelo solo online! Fate un breve annuncio al telegiornale (1, 2, 3, 4, 5, 6, 7 o tombola) e ditemi dove trovarlo!) con indicazioni più o meno utili per affrontare le situazioni di emergenza di vario tipo (terremoti, inondazioni, etc...).

Mi chiedo chi sia incaricato di stilare queste avvertenze, perché spesso si incappa in ovvietà o assurdità di vario genere. Certo, si può pensare che anche le ovvietà possono essere "non ovvie" quando ci si trova nelle difficoltà di queste situazioni; in quel caso però non credo serva scriverle sul "manualetto".

Ma veniamo ad alcune chicche:

Dopo il terremoto → assicurati dello stato di salute delle persone attorno a te → alla faccia dell'ipocrisia imperante. Direi che dopo un terremoto sia abbastanza normale sincerarsi della salute delle persone. Certo non si potrebbe andare oltre un banale "Come ti senti?" "Stordito" (completamente inutile, ma tant'è!).
Dopo il terremoto → sta' lontano dai bordi dei laghi e dalle spiagge marine (si possono vrificare onde di tsunami) → Forse ci siamo un poco montati la testa con 'sto tsunami. Non credo sia possibile una cosa del genere nel Mediterraneo (tantomeno nei nostri laghetti alpini). Però ormai "fa figo" parlare di tsunami e quindi... seguiamo la moda.

In caso di colate di lava → Non avvicinarsi a una colata di lava attiva anche quando defluisce regolarmente → Accidenti che sagacia! Stavo giusto pensando di fare una fotografia a un torrente di lava incandescente che carbonizza ogni cosa che trova sul suo percorso. Ah, però defluisce regolarmente, quindi posso tranquillamente fidarmi!
In caso di caduta di ceneri vulcaniche → rimani in casa con le finestre chiuse e controlla l'accumulo sul tetto della casa → qui mi sfugge la compatibilità: devo stare in casa o controllare il tetto? Potrei controllare quello del vicino (e viceversa) dalla finestra, ma poi comunico con... i segnali di fumo (il telefono non bisogna usarlo per lasciare libera la linea per i soccorsi).
In caso di emissioni gassose → evita di sostare in aree vulcaniche o inoltrarti in ambienti sotterranei → Io credo invece che i pirla (scusate il francesismo) che fanno queste cose non meritano l'aiuto della protezione civile. Affari loro.
In caso di emissioni gassose → non pensare di essere al sicuro se sosti lontano dalla zona del cratere → sarò al sicuro dall'Etna vivendo in Lombardia?

In caso di frana → non percorrere una strada dove è appena caduta una frana → e come è possibile? Sarà ostruita/distrutta dalla frana (almeno secondo le fotografie allegate), quindi come faccio a percorrerla?

Durante l'alluvione → ricordati di tenere con te i documenti personali → puzza tanto di sfiga...

Durante l'alluvione → indossa abiti e calzature che ti proteggano dall'acqua → questa è decisamente spettacolare!

Durante l'alluvione → se sei in macchina evita di intasare le strade (sono necessarie per la viabilità dei mezzi di soccorso) → se sono in macchina o scendo e la lascio in mezzo alla strada intralciando con il mio SUV entrambe le corsie della carreggiata, oppure temo di dover percorrere la strada fino... a liberarvi di me.

In caso di avverse condizioni meteorologiche → il codice della strada è un insieme di norme che hanno per obiettivo la tua sicurezza (indicano i comportamenti di prudenza e buon senso necessari per viaggiare sicuri) → La Palice ci fa un baffo, eh?

In caso di avverse condizioni meteorologiche → con forti piogge, nevicate, nebbia, la viabilità può peggiorare fino a diventare pessima (ricordati che hai per obiettivo di arrivare alla meta senza danni per te e per gli altri) → maddai! Senza danni? Per me e per gli altri? Sig. Bertolaso un applauso!

In caso di avverse condizioni meteorologiche → procurati i numeri utili per la richiesta di informazioni e/o di soccorso → pronto? Buongiorno, sono un socio ACI, mi chiamo Furio... (scusate ma non ho resistito, la citazione era d'obbligo).

In caso di nevicate intense e/o di elevato pericolo di valanghe → dovendo uscire, evita zone conosciute come pericolose → direi che è il minimo che possa fare, ma ci sono altre due indicazioni utilissime sempre in questi casi (sempre riportate dal Vademecum del buon cittadino) e precisamente: "evita di muoverti in zone pericolose o poco conosciute" e "dovendo uscire, evita di farlo quando il pericolo è maggiore". Direi che siamo giunti al massimo dell'inutilità. Anzi, direi che abiamo espropriato la parola "indicazione" del suo significato. Semplicemente perché non consiglia se non l'ovvio.

Per risparmiare in assoluto l'acqua → se il contatore gira con i rubinetti chiusi, si è verificata una perdita nell'impianto idrico → ma... LOL (acronimo dell'espressione inglese laughing out loud o lots of laughs, "sto ridendo sonoramente").

Durante un'ondata di calore → indossa vestiti leggeri e comodi in fibre naturali → peccato, devo togliere il cappotto... eppure mi sta tanto bene.

Duranteun incendio boschivo → se non hai altra scelta, cerca di attraversare il fuoco dove è meno intenso per passare dalla parte giù bruciata → capito? Niente torce viventi, ok?

In caso di incendio domestico → se possibile cerca di uscire o portarti in un luogo sicuro → proprio la torcia umana non posso farla?

In caso di sospetto attentato con sostanze chimiche → se avverti sintomi acuti spogliati subito toccando il meno possibile gli indumenti → quindi non strofinarti quella maglietta sulla faccia, neanche se appartiene alla tua collega super-dotata.

Vorrei concludere stigamtizzando l'infantile gioco di parole di un altro logo riportato in fondo al fascicolo: Siamo La Protezione Civile. Quindi, tante informazioni utili (chi mi sa dire... per 10 milioni del vecchio conio... il numero di telefono a cui chiamare il Corpo forestale, i Carabinieri e la Polizia? Avete 5.. 4... 3... 2... tagliate il filo rosso! tagliate il filo rosso!) condite dalla solita smania di strafare.



Conviene davvero risparmiare energia?


Dai, lo ammetto: il titolo è solo provocatorio (ma così si fa per attirare i lettori, o sbaglio?). In realtà la questione vera è questa: come, ma soprattutto dove, si deve risparmiare energia?

Il problema torna a galla in questo periodo grazie a un'indagine svolta nel Regno Unito secondo la quale soltanto tenere gli apparecchi elettronici (televisori, decoder, computer, videoregistratori, etc...) in stand-by (o in "sleep", oppure "a riposo") consuma una quantità di energia elettrica esagerata: secondo il Ministro dell'Ambiente Elliot Morley, nella sola Gran Bretagna viene (letteralmente) bruciata una quantità di energia ogni anno producibile con 800.000 tonnellate di carbone (e se lo dicono i "precisini" inglesi nessuno se la sente di contraddirli, anche se il seguito del rapporto lascia quanto meno perplessi). Non sono bruscolini, vero?


Da questa considerazione nasce un fiume di parole (più o meno sensate) che cercano di nascondere il problema, o per lo meno di confondere le idee. Per esempio: "con l'energia elettrica utilizzata per illuminare una partita di calcio in notturna posso mettere in stan-by gli apparecchi di un intera città per un anno". Vero, verissimo, però l'economia occidentale è basata sul consumismo, per cui ogni attività che preveda una circolazione di denaro è bene accetta. Inutile discutere (altrimenti Cuba o paradisi simili sono pronti ad accoglierci).


Sarei io il primo a volerne discutere, ma purtroppo sono costretto ad accettare le regole che mi sono imposte. Ad esempio (anche se col consumo di energia elettrica ci azzecca poco) io posseggo una vecchia automobile non catalizzata a cui è impedito circolare in determinati orari e in giorni precisi per molte città del Nord Italia. Questa è la regola e la accetto (pur con qualche limitazione). Però per quello che mi serve e per ciò che posso permettermi, quest'auto va benissimo e non ho la necessità di cambiarla. La mie critiche però sono queste:


-
Davvero la mia auto consuma così tanto che è più conveniente (per l'ambiente, non certo per me) acquistarne un'altra? L'inquinamento prodotto durante il processo di costruzione dell'auto (e dei suoi componenti) non è di gran lunga superiore a centinaia di migliaia di chilometri percorsi con la mia vecchia auto inquinante? Se sommiamo il petrolio usato per le plastiche e i rivestimenti (petroliere dal Mar Rosso --> continue guerre per conservarne il diritto di sfruttamento), i metalli impiegati per le parti metalliche (miniere che usano solventi per l'estrazione, lavorazione in altiforni ad altissima temperatura), i consumi durante l'assemblaggio (decine di camion che percorrono chilometri per portare i pezzi nelle varie fabbriche, mille saldature, etc...), la produzione e l'uso di prodotti chimici (vernici, trattamenti per le componenti plastiche e metalliche), i costi di smaltimento della vecchia vettura (che rimane a marcire in qualche sfasciacarrozze perdendo liquidi pericolosi nel sottosuolo, oppure viene pressata per essere sotterrata insieme ad altri rifiuti) non conviene che forse utilizzi la mia automobile fino a quando sarà davero l'ora di cambiarla? E non mi limito a pensare che "non è giusto cambiare l'automobile (o altri strumenti) finché non completamente morta". Per carità! Siamo in un paese democratico, quindi è giusto che chi la vuole cambiare (perché non gli piace più il colore o perché il collega ha preso l'Alfa nuova... insomma, per i motivi più stupidi) possa farlo. Però perché obbligare me a sostituirla? Non inquino di meno a tenere quella che ho (e alla quale sono affezionato)?

- Ma davvero davvero
(non è un errore di battitura), la mia auto, con i suoi 20 km/l inquina di più di, per fare un esempio di mostro (neanche tanto isolato) assurto all'onore delle cronache, una Porsche Cayenne 4.5 Turbo? Questa automobilina è omologata Euro 4, e quindi può tranquillamente circolare nelle "domeniche a piedi" (oltre a non avere limiti anche nei normali giorni feriali) indette dai sindaci quest'inverno che prevedono questa possibilità per le auto elettriche, a metano e (appunto) immatricolate Euro 4. Ebbene, questo gioiellino della meccanica moderna consuma la bellezza di (secondo quanto dichiarato) 15,7 l ogni 100 km "mediamente", cioé 6,36 l ogni km (quindi poniamo 4,5/5 litri al km in un uso urbano e 8/9 in extraurbano), a cui vanno aggiunti il maggior consumo di gomme (più grandi) perché più pesante, il fastidio di vedere questi "mezzi pesanti" avere difficoltà nelle manovre più semplici (oltre a essere spesso in seconda fila e ostruire la vista durante la guida) e altro ancora. È davvero sensato proporre questa frenesia mentale e burocratica obbligandomi a non poter usare l'auto?

Come dicevo prima di questo (forse stupido ma efficace) esempio, il problema del risparmio di materie prime che, invece di essere utilizzate, sono sprecate è impellente e sentito, ma si scontra con applicazioni di leggi alquanto ingarbugliate e spesso assolutamente ridicole.
Poiché mi piace commentare le liste (invero spesso divertenti), vediamo subito cosa ci propone il nostro caro Ministero dell'Ambiente per risparmiare questa preziosa risorsa:

1. Riscaldamento:
1.1 Non coprire termosifoni: pensa che io avevo messo un mobile davanti al calorifero che, prendendo fuoco, mi bruciava l'appartamento tutti gli anni e non ci ho pensato! Aspetta che ora tolgo anche il frigorifero da davanti...
1.2 Regolare la temperatura non sopra i 18-19 gradi: quindi la cosa importante non è che l'ambiente sia ben sigillato e non soffra di spifferi. L'importante è che il termostato sia impostato su 18-19 gradi!
1.3 Tenere le finestre chiuse quando è acceso il riscaldamento:
ma davvero?
1.4 Spegnere l'impianto quando a casa non c'è nessuno
: accidenti devo uscire a fare la spesa: dovrò spegnere tutto? Ma non era meglio più semplice e comprensibile aggiungere "non c'è nessuno per periodi prolungati"? Perché se scriviamo tanto per scrivere allora lasciamo perdere...
1.5 Usare i paraspifferi: d'accordo, perfetto. È già più sensato. Ma aggiungere "a porte e finestre" era troppo faticoso? Non si invoca la trasparenza, l'accessibilità, l'informatività e tante altre belle parole?
1.6 Fare controllare le caldaie: cioé se funzionano o meno? La mia credo funzioni... Aspetta che mi faccio consigliare un riparatore da Striscia la notizia o Le Iene... loro conoscono tanta gente onesta che per un controllo di chiede solo un rene...

2. Gas in cucina

2.1 Mettere le pentole su fuochi di dimensione proporzionata
: a questo non avevo pensato. Era per quello che mi colava il manico del padellino quando lo mettevo sul fuoco centrale a tripla corona!
2.2 Usare i coperchi durante la cottura: non sempre si può fare...
2.3 Spengere un po' prima della fine della cottura
: qui non potete non farvi una rista... Hai mai visto che non ho mai imparato a cucinare correttamente?
2.4 Utilizzare pentole a pressione: hey... passami la bistecca che la metto nella pentola a pressione...

3. Acqua calda
3.1 Preferire doccia a bagno: qui non si scontra con le mie preferenze, e in realtà non mai ho capito se convenga. Se sto sotto la doccia per 20 minuti (tempo non impossibile) mentre per riempire la vasca da bagno per quel che mi serve ne servono 10, non è più conveniente il bagno rispetto alla doccia?
3.2 Se possibile installare pannelli solari: se possibile... se conveniente... se adeguatamente informati... mi pare sia un po' buttato lì questo consiglio. Perché lo Stato non si dota di pannelli solari per produrre la corrente nessaria per scaldarmi l'acqua? Non credo sia impossibile: se ognuno di noi può produrre l'energia per scaldarsi la propria acqua, non vedo perché lo Stato non produce l'energia per "scaldare le acque" e poi ce la vende (non la voglio mica gratis).
3.3 In caso di scaldacqua elettrico regolare temperatura non oltre 60 gradi
: qui non posso esprimermi perché non ne ho mai visto uno. Però... 60 gradi? non sarà "caldina"?

4. Luce

4.1 Non tenere accese lampadine quando non servono: speriamo che questo almeno qualcuno lo capisca. Vedo interi tratti stradali deserti illuminati a giorno da lampade obsolete e avide di energia quando basterebbe un sensore da 1€ ogni 2 km per accenderle quando passa davvero qualcuno...
4.2 Sostituisci lampadine a incandescenza con quelle a basso consumo
: non sempre lo fa anche l'istituzione che da (dovrebbe dare) il buon esempio... e consuma milioni di volte più di me... Poi fanno i contratti con le aziende a tariffa fissa, così, invece di adeguarsi e consumare di meno, esse tralasciano l'innovazione e l'impatto ambientale a favore di altri parametri (ville e piscine, ndr)

5. Frigorifero
5.1 Non abbassare temperatura sotto i 3°: ma chi lo abassa tanto? Quasi congelano i cibi a quella temperatura...
5.2 Non aprirlo inutilmente: Accidenti! Ho messo nel congelatore una scultura di ghiaccio! E ora come faccio ad ammirarla? Di solito lasciavo tutto aperto quando avevo ospiti...
5.3 Sbrinarlo regolarmente
: I nuovi frigoriferi (quelli consigliati (come tutti gli altri elettrodomestici) come elemento essenziale per il risparmio energetico casalingo) sono no frost: niente brina.
5.4 Non metterci dentro cibi caldi: che qualcuno mettesse i cibi caldi nel frigorifero non lo sapevo... paese che vai, usanza che trovi.
5.5 Non riempirlo troppo
: vero. Compratene due (oltre al congelatore orizzontale in cantina) da tenere semivuoti. Se è pieno è perché ho la necessità che sia pieno!

6. Lavatrice

6.1 Avviarla solo a pieno carico
: i single non sono possono più usarla!
6.2 Non lavare oltre i 60° gradi: mi dispiace caro, la tuta da lavoro a 60° esce così. Dovrei farla "bollire", ma non è consigliato...
6,3 Pulire regolarmente il filtro
: non resisto: "Ma che anticalcare usa?" "Uno economico" "E chi glielo ha consigliato?" "Nessuno!"

Ci sarebbero altri 4 punti, ma la strada tracciata è sempre questa: approssimazione e nessun consiglio veramente utile. Chiunque ci può arrivare con un minimo di impegno intellettuale... Comunque, ecco il resto dei consigli che il "decalogo" caldeggia:

7. Lavapiatti: avviarla a pieno carico; spengerla quando inizia il programma di asciugatura; fare cicli lavaggio a basse temperature; pulire il filtro.
8. Forno: usarlo alla giusta temperatura; effettuare il preriscaldamento solo quanto necessario; evitare funzione grill; non aprire frequentemente durante la cottura; spengerlo prima della fine della cottura.
9. Microonde: consumano circa la metà dei forni elettrici tradizionali.
10. Tv e videoregistratori: quando non si usano, vanno spenti usando il pulsante principale. La luce rossa di stand-by non va lasciata accesa.

Ho perso la direzione


Un'amica, Sara, mi scriveva oggi, a proposito del costo delle comunicazioni in Italia (internet e telefoniche), della sua esperienza negli U.s.a., dove tale costo era incredibilmente più basso già qualche anno fa. Così mi scrive:

Un amico in visita in Italia e stupito dei costi del nostro sistema di comunicazione, ha detto una frase che mi è rimasta impressa: 'se non permetti a tutti di comunicare, non ci può essere libertà'.
Allora mi era sembrata un po' eccessiva, da americano ultraliberale e un po' egocentrico, ora non più.

Certe cose ti fanno riflettere, tanto più visitando subito dopo il sito www.forzaitalia.it (che spero non sia quello ufficiale (ma temo di sì) ma sarebbe veramente da stupidi farsi scappare un dominio così!... quindi è proprio quello ufficiale) che, a poche settimane dalle elezioni, porta avanti la campagna elettorale in questo modo: una satira contro la situazione attuale dello schieramento avversario (ma non era proprio Berlusconi a criticare un uso di questo tipo dei mezzi di comunicazione? Quasi quasi, con un editto slovacco, lo butto fuori dalla rete!). Ma è possibile che gli argomenti della prima pagina siano quelli? Siamo ridotti a questo punto? Non esiste il bene del cittadino prima che della propria parte politica (e in questo la Sinistra fa scuola: lasciate in pace Silvio!)? E poi cosa significa Campagna immateriale di comunicazione? Da quando la comunicazione è "materiale"? Certo, ci sono i libretti/volantini/vademecum che il governo ha pensato bene di spedire (giusto ognitanto, per ricordare chi comanda) a milioni di famiglie italiane... ovviamente a spese nostre (Silvio (o chiunque governerà prossimamente): a me non spedire niente. Mandami un link al quale fare riferimento. Sarà più che sufficiente).

Ma diamo uno sguardo veloce ai "cartelli" esposti:


Oggi leggi per i nostri figli --> Domani per il consorte
La battuta è bella (diciamo che almeno fa sorridere). Sul fatto che leggi varate dal governo Berlusconi-bis siano per i "nostri" figli un po' mi urta. Sicuramente sono state fatte per i "suoi" di figli (ricordate il risparmio che la modifica sulle tasse di successione ha comportato per il premier? Appena varata la legge trasferì cospicue somme ai suoi familiari risparmiando qualche baule di soldini...); ma andando a "pescare nel torbido" potremmo anche buttar lì questa interpretazione: essendo ogni uomo "figlio" di qualcun altro, non sarà che intendesse che in quei figli è compreso anche lui?

Oggi governi stabili --> Domani precari
Non so voi, ma da giovane spaventato dalla precarietà (che è ben diversa dal concetto di "mobilità" con cui tanto ci hanno afflitti) preferisco mille volte "governi precari" ma un "lavoro stabile". Grazie alla stupidità della legge Biagi (che coloro che l'hanno tolto di mezzo avessero capito tutto (senza arrivare giustificarli)?) varata dal governo precedente (di sinistra), siamo arrivati alla mobilità distorta: siamo capaci di prenderlo... sì, proprio lì... da diverse angolazioni, in mobilità totale.

Oggi la nuova Italia --> Domani povera Italia
Anche questa questa battuta non è male, ma il significato sinceramente mi sfugge.

Oggi quattro partiti --> Domani quarantaquattro
Su questo hanno piena ragione. Però messa così sembra che 44 sia un numero magico (un po' come il 70 volte 7 di biblica memoria) e che rischi di significare qualcosa. Invece non è così. Sono semplicemente dei trafficoni. Eppure coloro che si sono recati alle urne per le primarie hanno inicato in maniera compatta (anche loro scendendo a compromessi, perché come si fa a dare fiducia a Prodi? Eppure se l'hanno fatto vuol dire che per il bene comune hanno sacrificato in parte le proprie idee) una strada maestra verso la quale correre. Perché non rispettate il loro desiderio? Perché avete tutti la "mania del cortiletto"?

Oggi occupazione --> Domani okkupazioni
Qua scendiamo nel ridicolo. Comunisti, mangia bambini, okkupazioni... forse credono che tutti i ragazzini (e non) che scrivono con le odiate "k" per una sorta di mania di personalizzazione del messaggio sono tutti fassiniani-prodiani-rutelliani?

Oggi più lavoro --> Domani meno
Credo che non voglia significare molto. "Oggi più lavoro" rispetto a quando? A ieri? Al mese scorso? A un decennio fa? A domani? Poniamo che sia "oggi più lavoro" rispetto a quando "noi non eravamo al governo". Domani ci sarà meno lavoro ma più sicuro? Domani la gente si adatterà a fare anche altri lavori oltre al manager/pubblicitario/addetto stampa/studente a vita? Ci sto: domani meno lavoro, ma quello disponibile lo facciamo davvero. Senza fare i finti disoccupati.

Oggi riforme --> Domani controriforme
Perdonate l'imprecisione storica (per chi la capisce). Visto che fra le fila della CdL (Casa delle Libertà) ci sono molti cattolici (o che si professano tali), qualcuno mi dice cosa c'è di male nelle Controriforma? Ragionando in tal modo si potrebbe ripercorrere la Storia della Chiesa con un occhio diverso. L'istituzione ecclesiastica era allo sbando (e il paragone con la classe politica della Prima Repubblica può essere azzeccato), quindi tale Lutero decise che così non si poteva andare avanti... sono tutti corrotti, nessuno sa più fare il mestiere del quale è incaricato, tutti sfruttano la posizione che occupano per il loro tornaconto personale, etc... (e anche qui i paragoni calzano a pennello). Però, sempre tale Lutero, esagerò un poco, bruciando testi e codici, esautorando il clero, etc... (e anche qui calza: Berlusconi che azzera le leggi, che esautora la magistratura per alcune funzioni). Quindi la Chiesa Romana attuò una Controriforma (in raltà è chiamata Riforma perché quella di Lutero avviene al di fuori della Chiesa) che cercò di attenuare i difetti del sistema precedente ma senza costruire un nuovo castello di carte come fecero i Protestanti. Ecco quindi che, dopo i ribaltoni disordinati e frenetici di questi anni, forse un ritorno a un sistema corretto e aggiustato dalle anomalie ma meno radicale forse è la scelta giusta. Quindi speriamo in un "domani di controriforme"! E perché non citare la saggezza (popolare e scontata ma efficace) del Ligabue nazionale: "Strade troppo strette e diritte / Per chi vuol cambiar rotta oppure sdraiarsi un po'/ che andare va bene però / A volte serve un motivo, un motivo. "

Oggi devolution --> Domani centralismo democratico
Qui non posso commentare, perché la Devolution è una delle poche cose che (pur creando una valanga di problemi nei primi tempi) porterà a una più corretta divisione dei compiti e delle risorse. Lo stesso dovrà avvenire per i contratti nazionali delle categorie: può un impiegato milanese guadagnare come uno di Caserta? Secondo me no. Troppo differente il costo della vita.


E per concludere, alcune parole dette da un altro cantautore italiano, Lorenzo Cherubini (lo conoscete vero?) che cantava (il titolo della canzone è proprio il titolo del post), per una parte e per l'altra (nel 1992... sembra incredibile come l'orologio del tempo sembra rimasto fermo, vero?):

pds, pci / comunisti oppure no / chi mi dice rinnovati chi mi dice però / però però le radici la foglia delle querce / mi sembra che qualcuno voglia vendermi una merce ma le idee son cose serie non voglio acquistare / vorrei capire vorrei capire

il partito della destra che paura ragazzi / sentir parlare di passato mi sembrano pazzi / eppure la dialettica è un'arma tagliente che colpisce come sempre il popolo ignorante / come me che non son re ma che vorrei imparare / ma che più mi do un motivo più li mando a cagare

Prosit!

Frasi per conquistare una donna (o per farla scappare)


Quante volte ci si è trovati a voler/dover rompere il ghiaccio con una donna? Le situazioni sono diverse e non necessariamente in gioco c'è la volontà di conquista: vi sarà capitato di dovervi sedere a un tavolo con persone (di sesso opposto) che non conoscete; oppure un amico/a vi indica delle ragazze sole sedute a un tavolo e ve le presenta. È doveroso ricordare, però, che il più delle volte, sia l'uomo che prende l'iniziativa e, attraverso approcci più o meno azzeccati, più o meno audaci, più o meno ridicoli, più o meno infantili, cerchi di "instaurare un canale colloquiale" con una donna che considera degna di attirare la sua attenzione (ancora più divertente pensare che nel 95 per cento (giusto per non scrivere uno scontato 99) la donna frutto delle attenzioni dell'uomo è combattuta fra il deridere il goffo approccio e il sentirsi orgogliosa delle attenzioni di qualcuno. Perché scuotete la testa? Non potete dire che non è vero!).

Questo argomento è talmente interessante (e potenzialmente divertente) da essere declinato in ogni forma di umorismo nelle (fastidiose?) catene di S. Antonio (o hoax, anche se il significato è leggermente diverso) che giungono a cadenza sempre più ravvicinata nelle nostre caselle di posta virtuali.
Lo spunto nasce da uno spunto (che proprietà di linguaggio!) di un mio amico, Carlo (o Carlino), che ha risolto brillantemente quello speciale imbarazzo che si prova in questi frangenti...

Situazione: 3 ragazze (amiche) e 3 ragazzi (amici) si ritrovano, per una serie di fatti concatenati, a sedere allo stesso tavolo, divisi in due compagnie unite e compatte. Che si fa? Come si esordisce? Bé, il "nostro" ha esordito così: Ma a voi, chi vi paciuga?

Secondo me regge il confronto con le altre decine di "invenzioni" che mi sono arrivate in questi anni e di cui riporto le (secondo la mia (modesta) opinione) migliori:
- Il tuo vestito starebbe benissimo sul pavimento... accanto al mio letto
- Perché non ti siedi qui sulle mie ginocchia e parliamo un po' del più e del meno?
- Posso offrirti qualcosa da bere o vuoi direttamente i soldi?
- Scusa, sono nuovo qui in città. Potresti indicarmi dove si trova casa tua?
- Da te o da me?
- Se ti dicessi che hai proprio un bel corpo, tu lo terresti attaccato al mio?
- (Guardando l'etichetta del suo vestito) "Volevo vedere se eri stata fatta in Paradiso.
- Se la tua gamba destra si chiamasse Pasqua e quella sinistra Natale, mi faresti passare un bel periodo tra le vacanze?
- Ti ho già forse visto da qualche parte? Forse non ti riconosco perché hai i vestiti addosso.
- Faresti il mio buffet dell'amore? Così che potrei stenderti sul tavolo e prendere ciò che più mi piace?

Milano: le piante crescono... sopra teloni di plastica.


Milano è eccezionale. È capace ogni giorno di riservare sorprese. Il "Parco di Pagano" (certo che un nome così non è di buon auspicio) è evidentemente costruito sul cemento. Strato di cemento (sempre ben accolto da tutti i milanesi infatuati dalle sue proprietà) coperto da teli imper meabili e da un sottil(issim)issimo strato di "sporco" terriccio. Mi pare di ritornare all'infanzia con Cybertron, il mondo completamente ricoperto di metallo da cui provenivano i Transformers
Quindi la realtà (a volte) è in grado di raggiungere la fantasia (un altro luogo comune che trova conferma). Potrebbe essere uno degli slogan attuabili nella prossima campagna elettorale per la poltrona di primo cittadino della città: (i buoni Autobots capeggiati da Commander e i perfidi Decepticons guidati da Megatron).
Più asfalto per tutti oppure Ieri terriccio, oggi plastica oppure Cemento, forza (Hai letto bene) oppure L'asfalto dei valori oppure chissà che altro. Ma il fatto veramente deprimente è che nessuno (oppure in quantità limitata o per lo meno insufficiente) degli abitanti voglia fare cambiare questo trend (ah... i forestierismi!).

Perché? Perché Milano non ha nessun abitante (under 50) che le sia affezionato: qualche decina di migliaia di studenti (me compreso) che vengono che stanno fuori sede giusto il tempo del corso di laurea, qualche decina di migliaia di pendolari che appena scattano le 17 si ammassano sulla rete stradale/ferroviaria/sotterranea per uscire dal centro; qualche decina di migliaia di immigrati a cui è sufficiente vivere in maniera dignitosa (cosa non possibile nel loro paese d'origine) ma a cui non importa più di tanto del resto; qualche decina di migliaia di persone che vivono in città ma che aspettano solo il weekend per uscire sulle montagne del Nord Italia (sci/trekking a seconda della stagione) lasciandosi alle spalle il grigio centro che vedono solo nel tragitto appartamento-ufficio; qualche decina di migliaia di professionisti della moda/pubblicità/televisione che sono costretti a stare a Milano solo per riunioni/eventi/contratti ma che non si sognerebbero mai di fermarsi in città.

Chi rimane? A chi sta davvero a cuore la città svuotata da queste categorie? Ho dimenticato qualche migliaio di faccendieri imprenditori/politici che amano Milano solo per poterne sfruttare le risorse (non naturali, ma date dal consistente numero di persone che vi vivono ammassate) e le potenzialità.

Chi rimane? Pochi... pochissimi... cittadini, con poco... pochissimo... peso decisionale... con poca... pochissima... voglia di farsi valere... per poche... pochissime... realtà cittadine da salvare.

Analisi del testo: "Tra te e il mare"


Il testo di questo canzone di Laura Pausini (non giudicabile in generale, perché per me fuori classifica... troppo in basso) mi ha sempre incuriosito fin dalla sua uscita (quando cioè la passavano in “heavy rotation” tutte le radio). Si è insinuato (da subito) in me il dubbio che il testo soffrisse di una contraddizione non facilmente esprimibile a parole, ma la sensazione era forte e contraddittoria.

Passo quindi alla solita analisi puntuale, sperando di non farmi ingannare dalle astuzie “poetiche” di Laura (o, più probabilmente, del suo paroliere) o dai miei pre-concetti a riguardo.

Tra te e il mare
Fin dal titolo mi faccio subito una idea precisa: la nostra protagonista è (al solito) distrutta dall’amore per un uomo che non può avere (per cause generiche, ma di solito è semplicemente perché, una volta approfittato di lei, l’uomo amato se ne va [vedi “La solitudine” della stessa artista (sic)]). Però, nello specifico, la protagonista... chiamiamola “Pippa” come nome di fantasia... anzi, chiamiamola “Laura” (per ovvi motivi autoriali... e del resto come si può fare un’analisi seria parlando di Pippa?). Dicevamo, Laura è divisa fra l’uomo/compagno/amante e il mare: da ciò discende che Laura è un marinaio che non può rimanere a terra e per questo non può rimanere sempre col suo uomo. Da qui il fatto che sia divisa tra il compagno e il mare. Dunque rimaniamo con l’immagine di una Laura in canottiera sporca di olio di pesce e con lo spazzettone in mano intenta a pulire il ponte in legno di un veliero... oppure il ponte in ceramica di una moderna nave da crociera.

Non ho più paura di te
Primo verso e primo (mio) smarrimento: perché Laura dovrebbe aver paura del suo amato? Potrebbe odiarlo perché la mette in situazioni pericolose o di sofferenza, ma perché dovrebbe avere paura di lui? La picchia? La sevizia? La umilia? Ma allora perché lo desidera così ardentemente? Certo... l’amore rende ciechi e senza controllo spingendoti a compiere azioni spesso ingiustificate/assurde. In un caso il verso è senza senso; nell’altro caso il verso è quanto di più banale esiste al mondo.

Tutta la mia vita sei tu
Citazione direttamente da “Parlami d’amore Mariù” portata al successo dal popolare Vittorio de Sica nel 1932! Una citazione popolare scontata e datata oltre ogni possibile ammissione (oltre che di una banalità allarmante). Bocciato (per me) anche questo verso.

Vivo di respiri che lasci qui
Ahi ahi... primo dubbio che mi assale (dopo i due sconcertanti versi precedenti). Eravamo rimasti con Laura intenta a lavorare sulla nave, ma qui non funziona più: se l’amato lascia i respiri qui allora vuol dire che è lui a partire! Anche qui due possibilità: o l’amato è andato a trovare la nostra Laura sulla nave su cui lavora (come dedotto dal titolo) e poi se ne è andato (giustamente) oppure è l’amato che in realtà lavora su una nave che percorre i mari (ma allora il titolo non lo capisco). In ogni caso, se qualcuno riesce a “sentire” o “vedere” i respiri lasciati da altri, significa che l’odore che emanano è tanto nauseante da rimanere attaccato alle pareti e ai vestiti in maniera persistente. Quindi questo verso istilla dubbi logici e nauseanti sensazioni.

Che consumo mentre sei via
Altra immagine disgustosa se rapportata al verso precedente: i respiri lasciati sono tanto “concreti” da diventare addirittura fonte di alimentazione e di sostegno per la nostra Laura. Lascio a voi il resto.

Non posso più dividermi tra te e il mare
Qui si ritorna alla versione “Laura marinaio”: se è lei che non può dividersi significa che è lei che si trova in due luoghi differenti e che non può rimanere con l’amato sempre fissa in un luogo. Se fosse davvero lui il marinaio allora sarebbe lui che non potrebbe dividersi tra Laura e il mare: Laura avrebbe detto più verosimilmente “Non puoi più dividermi tra te e il mare”, devi deciderti fra queste due passioni, o scegli me e rimani a vivere qui, o scegli il tuo lavoro e continui a fare il marinaio. Ora, non vorrei scadere nel volgare, ma probabilmente l’amato segue il detto “un’amante in ogni porto” e quindi non ha alcuna intenzione di stabilirsi con Laura, ma di andare a trovarla periodicamente così come fa con tutte le altre donne che lo aspettano nei porti in cui fa scalo la sua nave. Si può anche ipotizzare che in realtà lui non sia un marinaio, ma si finga tale solo per avere la scusa di poter stare con Laura solo per pochi giorni (facendo quello che si può immaginare). Ma qui mi addentro troppo nelle supposizioni non basate su fatti riscontrabili nel testo.

Non posso più restare ferma ad aspettare
Ecco qui un’altra conferma: è “Laura marinaio” che non può più restare ferma in quel porto. Quindi è lei che grida disperata che non può più rimanere ferma ad aspettarlo. Potrebbe essere tutto giusto, ma perché allora lei non si ferma in quel porto? Perché grida disperata tutto il suo amore (e pxxe simili) invece di fermarsi semplicemente in quel porto lasciandoci tutti in pace (evitando di scrivere canzoni simili)?

Io che avrei vissuto da te
Nella tua straniera città
Questi versi confermano l’ipotesi precedente. “Laura marinaio” avrebbe il desiderio di fermarsi nella città del suo amato, una città straniera e a lei sconosciuta. Ma per amore questo ed altro! Mi rimane però irrisolto il problema della canzone: perché scrivere di un problema fra lei e l’uomo quando la colpa del distacco è soltanto di Laura che non vuole stare a vivere con lui?

Sola, con l'istinto di chi sa amare
Sola, ma pur sempre con te
Sola, sola, sola... insomma... a meno che non si trasferisca in una città di un paese musulmano in cui alla donna non è permesso uscire di casa o avere amicizie (forse esagero, ma lo faccio per non forzare troppo l’interpretazione del testo: se ha paura di rimanere sola è perché è stupida lei oppure perché non le sarà concesso di avere nuovi amici). Forse è qui il nodo del problema: “Laura marinaio” non può fermarsi nel porto perché i musulmani non le permettono di fermarsi?

Non posso più dividermi tra te e il mare
Vedi sopra.

Non posso più sentirmi stanca di aspettare
Anche questo verso è privo di senso. Innanzitutto vorrei ricordare che è colpa di “Laura marinaio” se la coppia non funziona, perché è lei che non può/vuole trasferirsi nella città del suo amato. Se avesse scritto Non posso più essere stanca di aspettare avrebbe significato: insomma... deciditi... lo so che ti costa lasciare la tua città calda e tropicale (zona geografica in cui la religione musulmana è statisticamente più presente) per venire a vivere con me sulla nave che commercia grasso di balena in giro per l’Artico (bella prospettiva di vita, eh?), ma prima o poi devi deciderti, devi smetterla di farmi aspettare. Se invece avesse scritto Non ho più voglia di sentirmi stanca di aspettare avrebbe significato: insomma... deciditi... lo so che ti costa... bla bla bla... ma io sono stanca (devo smerciare 300 tonnellate di grasso di balena cacciata illegalmente in Giappone) e sono una donna fragile, benché marinaio,e non ho più voglia di sentire questo sentimento di continua stanchezza sperando che tu ricambi il mio amore (il gelido Artico ci aspetta). Ma mischiando entrambe le frasi, il verso assume un non-significato: che significa “non potere sentirsi stanca”? C’è qualcuno che ti controlla la mente (1984) e che non ti permette più di sentirti stanca? Non ha senso...

No, amore no
Io non ci sto
Banalità assortite con però un forte accento sulla volontà di “Laura marinaio” di farla finita con questa situazione. Ricordo però che la causa di questo malessere è sempre di Laura...

O ritorni o resti lì
Il verso più problematico credo sia questo. Il ritorni significa che è stato lui ad allontanarsi, ma tutta la canzone ruota intorno alla figura di “Laura marinaio”, quindi non mi spiego questo verbo. Il resti lì pone lo stesso quesito, ma accentua un altro problema: “restare lì” significa che lui vive in un posto stabile, quindi non è un marinaio, quindi non c’è alcun problema (sì, forse lui non trova il coraggio di lasciare la moglie... l’abbiamo visto in decine di (tele)film...). Quindi, potremmo assumere che entrambi vivano in un posto “fisso”, cioè non siano marinai: ma allora che diavolo c’entra il mare?!? Avremmo detto: non posso dividermi tra la tua città/casa/paese/marcadicioccolato e la mia città/casa/paese/marcadicioccolato. O sbaglio qualcosa?

Non vivo più
Non sogno più
Queste frasi, oltre che banali e senza speranza di riabilitazione poetica, non rendono giustizia al sentimento dell’amore: se qualcuno è innamorato non potrà mai permettersi di non sognare più. L’amore è un sentimento creativo: anche quando è depresso (fino in fondo) sogna scenari pessimi e negativi, ma mai si permetterà di lasciarti all’asciutto di sogni.

Ho paura aiutami
Qui sono senza parole. Ma ribadisco che è colpa di “Laura marinaio” se questa situazione non si sbroglia...

Amore non ti credo più
Ogni volta che vai via
Mi giuri che è l'ultima
Qui mettiamo un paletto fisso: è lui il navigante o il non-residente nella città di Laura (a questo punto abbandono la qualifica di marinaio). È lui che va via e che giura che è l’ultima. Quindi dovrei rivedere tutta la parte iniziale (l’ho fatto prima di iniziare, che credevate?), ma non trovo alcuna soluzione alla contraddizione di cui parlavo all’inizio. Mi pare un testo buttato giù senza senso cercando di mischiare frasi prese a caso da una rivista (di basso livello per di più). Il titolo che propongo è quindi un più sensato: “Tra me e il mare” (magari è solo un errore di stampa della casa discografica e, visto che nessuno diceva niente, l’hanno lasciato correre come corretto).

Preferisco dirti addio.
Degna conclusione di ogni canzone/(tele)film/commedia d’amore che si rispetti: la canzone/(tele)film/commedia finisce, non abbiamo trovato una soluzione, quindi meglio che qualcuno dica addio, così chiudiamo il finale e a nessuno verrà in mente di fare un sequel che rovini questo capolavoro dell’ingegno umano (può sembrare una provocazione, ma c’è gente che giudica Terminator 1 come un capolavoro e si rammarica che i sequel abbiamo sminuito il valore di quella pellicola... ma mi faccia il piacere!).

Cerco di notte in ogni stella un tuo riflesso
Prendete a caso da un dizionario alcuni lemmi che abbiamo anche solo un vago sentore di letterarietà/espressività. Aggiungete all’impasto qualche preposizione e un verbo a vostra scelta. Mischiate il tutto e gettatelo in pasto a un paroliere. Saprà di sicuro come valorizzare il piatto.

Ma tutto questo a me non basta adesso cresco.
Non so se prenderlo come un augurio oppure no. Speriamo che Laura Pausini cresca e cerchi di affrontare altre tematiche nelle sue canzoni. In fondo è passata una decina d’anni dal suo esordio a San Remo e sembra non sia cambiato nulla. Sembra quasi Max Pezzali o Ligabue che pare non escano mai dalla loro casa: le uniche esperienze che hanno e che credono abbia senso rendere pubbliche sono le stesse di quando avevano 15/20 anni e si trascinavano stancamente da un bar all’altro, tra una donna e l’altra (prima solo sognandole, oggi auspico che la notorietà aiuti anche nel procacciare occasioni sessuali).

Alla prossima!

Fine del mondo: Silvio non mente per definizione!


La caratteristica migliore di un blog è (pur se apparentemente è negativa) di non avere alcun valore: sono solo riflessioni personali, spesso sbagliate, spesso prive di fondamento, spesso di nessun valore neanche per l'autore stesso. Solo un grido lanciato nella "rete delle reti" (espressione arcaica) da studenti/adolescenti/ragazzi/uomini (lascio ad voi il declinare tutte queste categorie al femminile) per far sentire che esistono: anch'io esisto e la mia opinione è disponibile a tutti.

Rispondo di me e di quello che dico. Non posso smentirlo perché non è "qualcun altro" che riporta il mio pensiero, ma sono io me stesso medesimo.
Quindi mi prendo tutta la responsabilità di quello che dico. Sembrerà strano, ma in giorni in cui il primo ministro Silvio Berlusconi imperversa per tutte le trasmissioni televisive in un "pressing alto" (di chiara ispirazione sacchiana) per anticipare il periodo di garanzia e par condicio cheinizierà prima delle elezioni, io non ho mai assistito ad alcun suo intervento. Abbandonando il modello broadcastig di osservatore passivo, lascio la cura della mia informazione alle testate/siti web/telegiornali che stabilisco. In questo modo corro il rischio di avere una visione distorta della realtà , conforme alle mie idee precostituite, senza contraddittorio. È un rischio che cerco di correre il meno possibile; ed è possibile appunto grazie a un'informazione mirata e ricercata.

Dichiarazione mattutina di Berlusconial programma UnoMattina, notizia tratta dal sito del Corriere:

«perché il presidente del Consiglio non può per definizione mentire. Io l'ho detto. Mi hanno sfidato ad andare a dimostrarlo, io sono andato a dimostrarlo. E' venuto fuori che era vero, come sempre, perché il presidente del Consiglio non può per definizione mentire».


Perché dite che Berlusconi non apprezza la satira? È lui il primo grande attore satirico del paese... Io capisco che sia umano difendere le proprie posizioni, ma scadendo nel teatro dell'assurdo con dichiarazioni di questo tipo mi pare eccessivo.

Il Silvio nazionale commenta, si corregge, dice di essere frainteso, si contorce tra le sue stesse parole... insomma, un rapporto quanto meno difficile con le sue stesse dichiarazioni (ma non quelle rilasciate ai giudici... o per lo meno solo quelle che non lo vedono come imputato).

Il Silvio nazionale che non trova mai il tempo di presentarsi ai giudici ai processi nei quali è sotto giudizio (adducendo gravosi impegni lavorativi), provocando continui rinvii e conseguenti (ma guarda un po'...) cadute in prescrizione dei suoi reati (per una legge che accorcia i tempi varato con forza e in tutta fretta dal suo governo).

Il Silvio nazionale,
chissà perché però, trova però il tempo di recarsi in procura a Roma per:
- rilasciare una dichiarazione non di prima mano, ma di un amico (?!) e socio (?!) in affari
(uomo d'affari, quindi ciò che (quasi) c'è di più lontano dall'onestà).
- rilasciare una dichiarazione che nessuno gli aveva chiesto.
- rilasciare una dichiarazione sottraendo tempo (ma dove lo troverà ora che è in campagna elettorale?) al lavoro che noi gli paghiamo.
- rilasciare una dicharazione che lui stesso ha ammesso non prevedere alcuna conseguenza penale per gli interessati (è quindi un'implicita ammissione che serve solo per gettare fango sugli avversari?).

Sapori e gusti di "una volta"


Fernet, Anice, Genziana, Tamarindo, Bergamotto... e altri (troppo curioso ho finito la dotazione di altri gusti (come Camomilla) prima di scattare la fotografia). Sapori e sensazioni di una volta. Gusti che in bocca mi sono sconosciuti, ma che mi ricordano letture e film e immagini del vecchio Novecento. Ovviamente non tutte le caramelle mi sono risultate gradevoli (viziato come sono dalla dolcezza... aborro (quasi) tutto ciò che è amaro (dal chinotto all'acqua tonica per esempio)), ma l'esperienza (che oserei definire) culturale va fatta almeno una volta.

Forse è vero quel che si dice, cioé che l'olfatto e il gusto sono i più potenti veicoli che àncorano il ricordo e la situazione che si vivono (quanti hanno il ricordo di alcune odiose caramelle che tenevano in casa le nostre nonne?). Secondo me, invece, la loro importanzava ricercata nel fatto che la tecnologia non li ha ancora resi "riproducibili": se rendessero possibile riprodure la "situazione olfattiva" di una città africana o di una metropoli giapponese, in modo da essere bombardati da mille stimoli olfattivi, e la presunta superiorità immaginifica degli "odori" risulterebbe diluita considerevolmente. Era lo stesso per le immagini: un dipinto posto in una Chiesa era, per il contadino medievale, stimolo e ricordo immutabile. Probabilmente perché questa era l'unica immagine dipinta che avrebbe mai visto nella sua vita. Ora una collezione sterminata di fotografie non è sufficiente.

Perciò, assaggiate almeno una volta queste caramelle prodotte dalla Mera & Longhi (spero non mi si accusi di pubblicità occulta, perché non è occulta né pubblicità; è solo voglia di condividere una "scoperta"): sono il biglietto per un fantascientifico "viggio temporale" (all'indietro... per quello in avanti ci sto lavorando).

Spero che l'abusato "una volta" non vi disturbi troppo, ma ancora devo trovare un'espressione altrettanto efficace...

Spirito(so) informatico [1° episodio]


E chi l'ha detto che gli informatici non sanno essere divertenti? Certo, alle volte le sottigliezze nelle battute tra geek o nerd sono inarrivabili a chi non fa parte di quel mondo, ma spesso sono capaci (fatto sempre più raro) di prendere in giro loro stessi, le proprie convinzioni e i loro stessi idoli/santoni.

Guardate per esempio alle possibilità offerte all'atto della presentazione della licenza di installazione di questo programma, FreePops

Cosa sceglierete?

L'assuefazione alla città e ai suoi marchi


Sono nato, cresciuto e vissuto fuori dagli artigli famelici della grande città (entità malefica e maledetta ma a cui tutti, prima o poi, chi per un motivo chi per un altro, dobbiamo soccombere). Non sono mai stato attratto dalle notizie che provenivano da essa, soprattutto quelle di tipo socio-culturale: le mode, i quartieri, gli appuntamenti fissi, i grandi negozi storici e di "importazione" (spesso d'oltreoceano).
Eppure, da quando risiedo con una certa continuità a Milano, inizio a capire quanto sia difficile concentrare tante persone in uno spazio così esiguo: tutti impazziscono, si accavallano esigenze e situazioni, si stabiliscono nuovi contatti e nuovi interessi e nuove sensazioni. Chiariamo subito un punto: in città non mi sento a mio agio.
Sono abituato ad abbozzare un 'giorno alle persone che incontro sulle scale di un palazzo, persone anche sconosciute. E mi incaz... mi offendo se l'altro tira dritto senza neanche spostare lo sguardo su di me o distogliere il pensiero dalle sue mille preoccupazioni per lasciarmi passare con più agio (e questo bisogna farlo in due, sia chiaro). Eppure ci si abitua. Ci si abitua a ignorare lo sguardo di un passante, ci si abitua a gettare cartaccia per terra, ci si abitua e pensare di più (o quasi esclusivamente) solo a sé stessi.

Ci si adagia, ci si rammolisce, ci si abitua.

Forse esagero, ma si tratta di una sorta di egoismo diffuso, generalizzato. Per me è una sensazione nuova, e forse per questo la sento come estranea alla mia natura; eppure la sento dentro di me. Sento che corre e si impossessa (ogni giorno di più) della mia passeggiata, della mia spesa al supermercato, del mio tragitto in metropolitana.

I "nuovi mostri" dell'immaginario collettivo sono le multinazionali, ma probabilmente sono un qualcosa di astratto per la maggior parte dei cittadini. I "veri "nuovi mostri"" sono le grandi catene, i franchising, i "luoghi anonimi per eccellenza" del XX-XXI secolo. Luoghi nei quali comincio a sentirmi a mio agio. E ciò mi spaventa.

Mi spaventa riuscire a capire il senso profondo (senza esagerare, eh?) di questo passaggio (tratto dal libro di Nick Hornby (a cui, per altro, continuo a preferire De Carlo (per una volta cerco di non essere esterofilo))
: "Non buttiamoci giù"):
Tutti la menano che i posti tipo Starbucks sono impersonali eccetera, ma come la mettiamo quando così è proprio quello che cerchi? Io sarei persa se i tipi come JJ facessero come vogliono loro, e nel mondo non c’è niente di impersonale. A me piace sapere che esistono dei posti grandi e senza vetrine dove a nessuno gliene frega un cazzo. Devi essere sicura di te stessa per entrare nei posti più piccoli, con i clienti abituali, le piccole librerie e i negozietti di dischi e i ristorantini e i caffè. Io sto al massimo da Virgin Megastore, da Borders e da Starbucks e da Pizza Express, dove tutti si sbattono i coglioni e nessuno sa chi sei. Mia mamma e mio papà stanno sempre a menarla che son posti senz’anima e io, cioè, capito. È questo il punto.

Quanto è strana la natura umana! Da una parte si cerca a tutti i costi di apparire (vedi veline-mania (anche se un po' sopravvalutata dai media)), dall'altra il desiderio di scomparire all'attenzione del prossimo (...troppo biblico?). Forse il punto d'arrivo è questo: vogliamo essere appariscenti di fronte a una folla di persone senza volto e senza parola.

Scusate, devo chiudere questa sconclusionata riflessione (ma se la chiudo non è "sconclusionata", magarisolo campata n aria...)perché devo andare dal negozietto "sottocasa" a comprare la verdura... però all'Esselunga si risparmia, però all'Esselunga non devo raccontare al salumiere come ho passato il fine settimana, però all'Esselunga risparmio qualche centesimo, però all'Esselunga trovo parcheggio, però ho voglia di mangiare qualcosa di nuovo, però già che ci sono mi prendo il milionesimo tipo/formato di pasta Barilla, però... però... però... ah già... il negozietto "sottocasa" è fallito già da un po' (e la colpa è anche mia).

Analisi del testo: "Nel blu dipinto di blu (Volare)"


Studiando "Lettere" all'università, sono alle prese quasi quotidianamente con le (alle volte (o molto spesso?) assurde) analisi cui si sottopongono i testi letterari, ma in special modo le poesie. Oggi che si vogliono considerare "lirica" anche le canzonette (termine con il quale si designa comunemente la musica leggera), mi pare giusto applicare una sorta di contrappasso ai loro testi, cioé sottoporli alle torture dell'analisi puntuale e precisa di ogni verso.
Per fare un esempio dantesco un'analisi "superficiale" dice che "il viaggio di Dante inizia la sera del 25.03.1300 e l'attraversamento dell'inferno dura 3 giorni...". So che il caso dantesco è particolare e che il poema Divina Commedia è didascalico e costruito (abbastanza) rigorosamente per quel che riguarda i movimenti nello spazio-tempo, però un'analisi del genere non è impossibile vederla degenerare in mille rivoli superflui...


La prima canzone che mi è venuta in mente è "Nel blu dipinto di blu (Volare)", portata al successo da Domenico Modugno e Jonny Dorelli al Festival di San Remo del 1958.
A prima vista (anzi, a un primo ascolto) è una canzone bellissima ed emozionante, ma il testo è quantomeno bizzarro...

Penso che un sogno così non ritorni mai più
Primo verso indiscutibile: la parola sogno è ingiudicabile, perfetta e confusionaria il tanto che serve per non farci capire di quello di cui si parla, ma non priva di fascino.

mi dipingevo le mani e la faccia di blu
Qui inizia qualche problemino: o sei un puffo che deve andare a un ballo e deve truccarsi; o sei un puffo che è stato troppo sotto il sole e si è scottato; o sei un puffo che è stato mesi in ospedale (ma avevano l'ospedale i puffi?) e ha un colorito pallido... insomma se sei un puffo va bene colorarti di blu, altrimenti sei un po' tocco. Ah, già! Sei sempre in un sogno! E in un sogno tutto è permesso...

poi d'improvviso venivo dal vento rapito
Qui mi si apre una piccola questione: sei stato rapito all'improvviso perché ti sei dipinto di blu (e quindi il Cielo in persona ha pensato: "Questo mi adora, facciamogli fare un giro") o ti sei dipinto di blu perché sapevi che saresti stato rapito (in fondo in un sogno siamo noi a decidere (in qualche modo oscuro) quello che ci succederà, no?)? Per la seconda ipotesi perde valore la parola improvviso, quindi propenderei per la prima. Resta il fatto che sei pazzo a dipingerti di blu come un puffo.

e incominciavo a volare nel cielo infinito
Volare, cielo e infinito sono un trittico di termini inviolabili per la lirica. Sarebbe come avere l'attacco del Brasile titolare (Ronaldo, Ronaldinho, Adriano e Kaka) e volerli criticare. Si potrebbe criticare il mio paragone, ma allora non la finiamo più... Teniamo però ben presente che inizia a volare (sebbene si possa dire più correttamente che si fa trasportare dal vento, non è lui a volare; però si dice "ho volato in aereo" e quindi lasciamo il volare che darà poi il sottotitolo alla canzone) nel "cielo" .

Prima strofa degnamente conclusa tranne pochi svarioni (non ce l'ho con i puffi, sia chiaro!) con 4 versi di 6+8 sillabe (tranne il primo che però forse attacca in levare...) con rime con schema aabb. Ma passiamo al ritornello.

Volare oh, oh
Cantare oh, oh
Qualche appunto qui si può muovere. Il primo fatto da appuntare (ho avitato l'appunto da appuntare?) è squisitamente letterario: le rime in -are sono sconsigliate, anzi rappresentano una sconfitta per il poeta che, non sapendo dove andare a parare, si rifugia in rime costruite con le desinenze dei verbi. Il secondo appunto da fare (che inversione di termini ragazzi!) riguarda la semantica: non è mai stato detto che stava cantando. Si può presumere che lo facesse, ma non è mai stato confermato. Inoltre qualunque persona che "cantasse" descrivendo le azioni che sta compiendo verrebbe considerata per lo meno un po' alterata: "mi sto alzandooo...", "ora vado in bagno a scaricarmiii...", "mi preparo il caffééé", aggiungendo degli oh, oh, oh, oh babbonatalizi a piacere
e via di questo passo... (o di questo "pazzo" ma è un gioco di parole troppo forte, no?). Non credete? In definitiva, malgrado sia l'inizio del ritornello (che dev'essere bello, deve fare cantare, come fa fare Fiorello; e deve vender tanti dischi possibilimente doppi, Charlie & The Cats) trovo siano i versi meno belli fino ad ora incontrati.

Nel blu dipinto di blu
Qui forse è colpa mia, ma ho sempre inteso che il dipinto di blu fosse il cielo; per esempio quando sia dice: "Com'è verde questo prato!", che ovviamente è sottinteso che sia verde, ma appare molto verde. quindi intendevo: "Accidenti, questo cielo è proprio blu, quasi come se fosse dipinto!" (e il Cielo si bullava con gli amici di essere così blu). Invece il senso corretto è probabilmente: volo nel blu (del cielo) io che mi sono (come un puffo malato) dipinto di blu. Segnaliamo la rima interna blu-blu.

Felice di stare lassù
Caspita, e chi non sarebbe felice di farsi un giretto in cielo sospinto dal vento (improvviso e spero quindi non da dietro, altrimenti qualcuno (io in primis) si spaventa)?

E volavo, volavo felice più in alto del Sole ed ancora più su
Ho capito che sei felice, l'hai detto poche lettere fa! E basta con questo finale in -ù (blu, lassù, più, su... mi viene la nausea da altitudine incontrollabile)! Però qua mi sorge un piccolo dubbio di natura fisica: volare più "in alto" del Sole già non vuol dire nulla in termini astronomici (almeno credo), ma poi dubito che il cielo sia ancora blu nello spazio in cui ti trovi (spazio inteso in senso "fuori dall'atmosfera") perché se sei oltre il Sole tempo sarai immerso nella notte più scura (e inoltre sei dipinto di blu!).

Mentre il mondo pian piano spariva lontano laggiù
Basta con queste -ù! E poi contrapporre laggiù a lassù è anche un po' banale, non trovate? Ma la cosa che più mi induce in errore è quel pian piano. Sei scaraventato da venti (prima terrestri e poi spaziali, ma non hai accennato alla differenza) oltre il Sole, quindi un 150 milioni di km (almeno) lontano in poco tempo: sei praticamente un meteorite infuocato (ma sempre blu, mi raccomando) lanciato come un proiettile a una velocità incredibile e mi dici pian piano? Allora sei pazzo veramente (altrimenti non si spiega perché ti sei dipinto di blu).

Una musica dolce suonava soltanto per me
Questa della musica è un'altra bagginata: sei un meteorite infuocato (blu, mi preme di ricordarlo) lanciato a velocità siderale al di fuori dell'atmosfera terrestre e senti una musica dolce (da quando si propaga nello spazio, cioé nel vuoto, la musica?)? Ritorno alla conclusione che sei pazzo e hai le visioni (altrimenti non ti saresti dipinto di blu e fatto infiocchettare da dietro dal vento). Oppure, ma qui il dubbio è terribile, siamo di fronte a un "Sesto senso" ante-litteram e sei morto: la tua anima sta raggiungendo il Paradiso (che non si sa dove si trovi, quindi potrebbe benissimo essere nel quadrante Delta) e quindi sei (giustamente) felice. Ti gireranno un po' arrivarci con le mani e la faccia dipinte di blu perché sembrerai un pazzo (ma allora quelli che arrivano distrutti dopo un incidente stradale? Consolati!) e soprattutto sporcherai tutti i mobili e le porte bianche... 'ché in Paradiso saranno per forza tutti candidi e immacolati, no?


Per ora chiudo qui, ma la seconda strofa non è da meno. Anche lì sono raccolte delle evidenti improprietà e delle pazzie irrisolte. Magari qualcuno mi fornisce un aiuto per chiudere l'analisi...

Tutto questo non toglie che questa canzone sia molto orecchiabile e, a suo modo e a suo tempo, anche emozionante. E in questo sta la vera essenza della poesia: comunicare ed emozionare l'ascoltatore (o il lettore).




Gli sport di Milano [1]: il taglio degli alberi


Stavo pensando al modo più triste possibile per iniziare il blog (un altro blog? e chi lo leggerà mai? e a chi/che cosa serve?). Non mi veniva nessuna idea, ma il grande capoluogo meneghino che mi ospita nei (lunghissimi) anni universitari, mi ha fornito un assist (si vede (o meglio: si legge) che sono appassionato di calcio?) invitante: descriverò brevemente i (principali) sport ormai entrati nella follia quotidiana della città.

Oggi descriverò lo sport per eccellenza attuato sia dai cittadini che dalle amministrazioni comunali (presenti e passate): il taglio degli alberi.

Abito in un palazzo tristemente posato ai piedi di un cavalciavia (anche se questo è piuttosto un cavalca-tutto) della famigerata Tangenziale Est di Milano. Sul retro, a ostruire parzialmente la vista dei piloni di cemento si ergeva, stentato e solitario, un gruppo di (ben) 3 alberi... sì, quelli con i rami, le radici, le foglie, etc...
Essendo gli abitanti del luogo disabituati ad avere a che fare con essere vegetali animati (no, quelli disegnati sulla carta regalo dei pacchetti natalizi non sono veri, come non è vero l'alberello di Natale con la fibra ottica colorata), la preoccupazione saliva nel vedere questi poveri alberi senza foglie. Interpretando il loro pensiero oserei pronosticare frasi del tipo: "Saranno morti? Non hanno le foglie?" ... "Non possono sopportare delle temperature così fredde (non "rigide", è troppo letterario)!" ... "Saranno pericolosi?" ... "Saranno alleati di Berlusconi?".
Spaventati da cotanti interrogativi hanno preso la palla al balzo e, motosega alla mano... (ma cosa se ne fanno di una motosega i milanesi? Non credo usino legna per l'inverno. Forse l'hanno appesa al muro come: a. Cimelio di cui non si conosce l'utilità, ma di certo appartiene a una cultura contadina; b. Acquisto per un costume di carnevale per impersonare un personaggio di un film dell'orrore anni '80; c. C'era l'offerta al supermercato sulle motoseghe a motore e può far sempre comodo.)... dicevo... motosega alla mano hanno tagliato senza pietà (vedi la fotografia sopra) il povero alberello che nulla aveva fatto di male.

Comportamenti del genere hanno avuto un triste precedente nelle giornate precedenti, con la distruzione del Bosco di Gioia per far posto a un utilissimo nuovo palazzo per l'amministrazione pubblica. Ma possibile che una città come Milano se la prenda tanto con il verde pubblico? Io, da osservatore esterno, la vedo già triste e grigia così com'è, senza ulteriori nuove opere future. Mi viene il dubbio che il privato cittadino si lagna del verde pubblico che scarseggia, ma appena ha la possibilità di convertire un proprio terreno in "edificabile" (magica parola!), nei suoi occhi cominciano a vorticare simboli di ricchezza (€ € € $ $ $ £ £ £ (no, questo non c'è più!)) che lasciano tutto il resto in secondo piano.

Come dice il proverbio: "Chi vivrà (a Milano), vedrà".