Primarie del PD: un passo avanti

Non c'è niente da fare, questa giornata di Primarie per il PD è un passo storico per la politica italiana, comunque la si pensi.

Non più Andreotti, Cirinipomicini, Borghezi o Diliberti candidati da altri e che ci tocca votare solo per appartenenza alla bandiera. Da oggi "si decide noi".

E sono certo che anche nel Centrodestra, finita la stagione berlusconiana, ci si rivolegrà a questo strumento di democrazia diffusa.

Scriviamo a più non posso!

Leggo su Wired un pensiero trito e ritrito, con però una riflessione collaterale molto interessante.

La constatazione abusata è che i ragazzi, oggi, grazie al web, scrivono molto, spesso male, ma quantitativamente molto di più di quello che le generazioni precedenti abbiano mai fatto.

La riflessione interessante è invece questa: gli studenti (americani) si annoiano nello scrivere i temi perché sanno che il loro unico lettore sarà il professore. Scrivere per prendere un voto sembra loro uno spreco di tempo, di ingegno, di idee.

Come non essere d'accordo con loro? Arriverà il momento in cui scrivere temi sarà di aiuto a qualcuno nel mondo? Chissà, fosse anche solo per stimolare i professori a dare nuove tracce da far svolgere ai propri studenti...


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Steve Jobs e il progresso tecnologico (e me)

Stasera Apple, nel pieno rispetto della (sua) tradizione, ha rinnovato la sua linea di computer "consumer": succede ogni anno, prima del favorevole periodo natalizio, di martedì. C'è però stato un grosso strappo alla tradizione: la nuova gamma è stata presentata senza un keynote, quell'appuntamento un po' freak e un po' "community" in cui Steve Jobs segue un canovaccio ormai classico fatto di amazing, boom, one more thing. Dopo un tumore e un trapianto di fegato, Steve era ritornato sulle scene pochi mesi fa, re-suscitando l'entusiasmo dei fan (suoi e dei suoi prodotti) e prospettando un roseo futuro per l'azienda.

Il fatto che un aggiornamento tanto importante sia stato presentato quasi in sordina, cioè aggiornando semplicemente il sito, porta a fare qualche riflessione: un keynote senza Jobs avrebbe gettato nel dubbio tutti rispetto alle sue condizioni fisiche. Così ci si è probabilmente tolti dall'imbarazzo. Queste sono mie congetture. Magari si è semplicemente deciso che così è più comodo, economico e moderno.

Tutto questo preambolo per una riflessione personale: uno Steve in cattive condizioni di salute, magari prossimo al giorno fatale, mi mette addosso una grande tristezza. Lo sconforto di molti appassionati di tecnologia come me (e come Jobs), che guardano sempre al domani in vista del nuovo sviluppo della tecnica informatica o tecnologica.

Un giorno dovremo tutti abbandonare la rincorsa al futuro. Qualcuno si stanca prima, qualcuno perde interesse, qualcuno ne è costretto dalle circostanze. Ci sarà un giorno in cui anch'io mi dovrò "fermare". E non poter vedere che cosa ci riserva il futuro è uno dei crucci più grandi che non potrò constrastare.

Lunga vita a Jobs e alla sua, e di molti, voglia di vedere e creare e godere del futuro.

Server in Islanda

L'Islanda si offre di ospitare al "fresco" i server che in California vengono tenuti a bada con grande dispendio energetico (letto qui). Sicuramente ci sarà qualche contro-indicazione che mi sfugge (terremoti) , ma l'idea mi pare buona.

Il motivo per il quale non succederà mai è uno e semplice: l'informazione è potere, e trasferirla in blocco dal prezioso suolo statunitense (con le sue leggi, più o meno permissive, più o meno modificabili all'occasione, più o meno favorevoli alla grandi corporation) pare un azzardo che non vale la candela.

Una notte in moto

Beh, non proprio una notte intera. Però 100 chilometri a 8°C era da qualche anno che non li percorrevo. Mi ero scordato le mani bloccate sulle leve di freno e frizione; non ricordavo il fastidio per un semaforo rosso che mette in azione gambe, braccia, muscoli e cervello bloccati nel freddo; mi mancava la trasformazione in miraggio della meta da raggiungere. E poi le fermate sul ciglio della strada per togliere i guanti e appoggiare le mani sui cilindri bollenti.
Sensazioni di un'altra età, di un'altra storia, di un'altra vita. Sensazioni che, malgrado tutto, ho apprezzato come un retaggio di una vita passata.

Andrea De Carlo, I veri nomi: breve recensione

Ripongo nella mia libreria un altro libro di Andrea De Carlo, l'ennesimo suo libro inconsistente ma pesante in ogni sua parola. Come al solito i suoi personaggi non si adattano all'ambiente in cui vivono perché sono iper-sensibili, iper-critici, iper-trofici.

Raimondo A. Vaiastri è l'anello debole della catena dei protagonisti: sbatte contro i muri delle sue bugie così come molti di noi nella vita, che arrivano a costruire curriculum, inventare aneddoti, immaginarsi avventure amorose senza alcuna possibilità reale di portare avanti la montatura all'infinito. Forse è questo quello che mi è piaciuto di più. L'implacabilità del congegno della vita reale...

Ti starò alla larga per un po', caro autore, come sempre mi riprometto dopo la patina di sospensione del giudizio che nasce spontanea dopo aver letto (tutto d'un fiato!) un tuo romanzo. Che continua a piacermi e non piacermi, attrarmi e respingermi, colpirmi e annoiarmi.