Microsoft Office 2010: il trailer. Fantastico!

Se c'è un marchio che negli ultimi 10 anni (almeno) è totalmente privo di fascino e appeal verso i possibili clienti è proprio Microsoft.

Come ho letto da qualche parte (niente link per scarsa memoria più che per cattiva volontà), Microsoft è ormai conosciuta più per l'ombra che proietta che per la luce che irradia: viene percepita come un ingombrante gigante cattivo.

Non starò qui a disquisire sulla verità o meno di questo pensiero comune, ma guardatevi questo trailer per apprezzare almeno lo sforzo: Office 2010 The Movie.

Confezioni ingannevoli

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Guardando l'immagine qui sopra, a che gusto direste che è lo yogurt? Dai, eppure sotto sotto è scritto da qualche parte...

Gheddafi o Ratzinger?

Gheddafi parla all'Università La Sapienza di Roma. Stop.

Il Rettore dichiara di aver ricevuto, dagli oltre 4.500 professori associati, 4 (quattro!) blande e-mail di dissenso. Stop.

Nel gennaio 2007 67 professori hanno protestato pubblicamente, con una lettera aperta al Rettore, contro l'intervento di Papa Benedetto XVI. Stop.

Che grande Paese. Stop.

Link. Stop.

Pensieri di altri [2009.06.08]

Questa è la potenza di un libro, ma anche di un film o un quadro:
Insieme alla capacità di catalizzare su una manciata di opere, e infine su una in particolare, migliaia e migliaia di sguardi al­trimenti divergenti verso le infinite possibili direzio­ni.

Paolo Giordano [*].

Ragionamenti fallaci

Alle volte la gente non si accorge di dire una cosa e di smentirla dopo pochi secondi.
Oggi solito discorso: i ragazzi di oggi non sanno più fare niente. È vero, perché negarlo? Però subito dopo continuano: io, quando sono uscita di casa, ho dovuto arrangiarmi a 20 anni oppure io, quando mia madre è mancata, mi sono data da fare per imparare a mandare avanti la casa.

Tutto nobile, per carità. Però... se hai dovuto darti da fare quando ti è mancato il sostegno, vuol dire che prima non eri capace di far niente. Proprio come i ragazzi di oggi, con la differenza che a loro non manca il sostegno. Quando toccherà a loro sapranno cavarsela. Proprio come hai fatto tu che te la meni e come hanno fatto i nostri genitori.

Mettendogliela in quel posto a tutti quelli che gli (e ci) vogliono male.

Le mie sentenze: realtà distorta

Ognuno di noi ha una visione distorta della realtà: io ho un'immagine dell'Italia distorta dalla lettura di siti e blog; qualcun altro avrà una visione distorta dai reality e da Studio Aperto; altri ancora vedranno la propria vita sotto l'influsso di droghe o alcool; non sarà mai vietato pensare che Berlusconi lavora esclusivamente per il bene del Paese; chi ha sottobraccio ogni giorno l'Unità non potrà certo affermare di conoscere a fondo tutta la verità dei fatti; un economista vedrà sempre il profilo economico-finanziario di ogni fatterello; un ambientalista vedrà ogni innovazione come un passo lontano dall'armonia con la natura; un religioso (quelli veri, però, non i musulmani con la birra in mano o i cattolici divorziati) sarà ogni giorno più affranto nel constatare l'evoluzione della società umana.

Insomma, il mondo è bello perché è vario... ma che fatica.

Intervista a Berlusconi a "1 Mattina"

Cosa significa essere definiti giornalisti? Non lo so. Però stamattina, essendo stato sorpreso durante la colazione da un'intervista a 1 Mattina, Rai 1, sento l'intervistatore (in rigoroso gessato blu) che chiosa così:
Signor Presidente, io le auguro che si realizzi tutto quello che desidera nel profondo del suo cuore.
Cosa dobbiamo pensare? Io capisco che un'intervista di 5 minuti in volata non debba avere un contraddittorio troppo duro, altrimenti non si dice niente. Ma un'accondiscendenza del genere è inaccettabile.

Pensieri di altri [2009.06.04]

Racconti d'oltre cavolo

Non sono politicamente impegnata ma ho un'opinione. Non sono patita di nulla in particolare ma ho tanti interessi che tratto con superficialità e che abbandono quando diventano un peso. Ho tanti progetti ma sono troppo pigra per realizzarli. E, soprattutto, sono tremendamente egocentrica.

Ho provato a virare al maschile queste parole, e mi ci sono riconosciuto parecchio.

30/5: in Sardegna

Mi rivedo nella foto scattate il giorno precedente. E sono bianco, bianco, bianchissimo; di un bianco accecante; di un bianco deprimente; di un bianco da agiato-fortunato occidentale; di un bianco impiegatizio; di un bianco quasi snob. Devo prendermi così, per quello che sono. Anzi no, posso essere diverso. Posso… diciamo potrei.

29/5: in Sardegna

Ritorno in Sardegna; scendo dalla nave e subito mi trovo “schiacciato” dal sole. E tutto intorno a me, che da sempre è sottomesso all’imperatore del cielo, si è adattato alla vita isolana: piante grassissime, tetti inesistenti, nessun uomo a capo scoperto per la via. Ma una familiarità inconsueta mi ha attraversato la mente e ha guidato le mie mani sul volante, dotandole di una naturalezza inaspettata. Forza dell’essere in vacanza?

E poi via, a toccare la sabbia della spiaggia con i piedi nudi, a fissare l’azzurro del mare senza fine, con poche onde e tanto sentimento, con pochi e fedeli e teutonici bagnanti a fissare, come me, come noi, la cornice dell’immenso. Perché il vero senso del mare lo capiscono in pochi e noi non siamo tra essi.

Un paio d’orette di sonno sotto il sole. Subito dopo una visita veloce a comprare della frutta vera, abbandonando per un attimo il rassicurante splendore plasticoso del supermercato cittadino, accorgendosi di non avere fame, di essersi nutriti di cielo di mare e di sole.

Al ritorno in spiaggia si cammina: metri di sabbia rovente e desolata e selvaggia, protetti da una sottile e invisibile pellicola tecnologica dai raggi violenti e velenosi dell’astro rovente. Si cammina, si chiacchiera, ci si tiene per mano.

Come al solito mi sono portato le scorte di riviste, libri, ritagli di giornale, acquisti impulsivi e scelte ragionate, in un mescolarsi frenetico e fluido di stimoli a riflettere, a conoscere, ad approfondire. Un insulso articolo sui Ramones della rivoluzione punk del magazine musicale per eccellenza, RS, si alterna a un nemmeno troppo impegnativo Dostoevskij – potete essere sicuri che non menta perché come avrei potuto scriverne correttamente il nome senza averlo letto dal dorso del libro stesso? – fino ad arrivare all’ennesimo, estenuante e inutile articolo sul Venerdì di Repubblica sul dualismo Coppi Vs. Bartali.

Dimentico qualcosa? Lei? Serve davvero che ne parli? Lei è sempre lì, promotrice e compagna di ogni viaggio, di ogni pensiero, di ogni ragionamento ad alta voce. La mia cara valletta, collega e padrona. La mia fonte e causa di piacere, fisico e filosofico. Non parlerei di tutte queste cose senza di lei, perché non potrei viverle. Parlerei delle brutture dell’Italia, di un inutile rimescolio di parole su un dualismo bi-partitico che tutti invochiamo ma che in fondo in fondo ci stanca dopo il primo giro di giostra. Scriverei male, con frasi sconnesse, non fluide. Scriverei a fatica, non una pagina al minuto. Farei fatica a respirare senza il suo sguardo che mi insegue per le stanze, per i corridoi, per i saloni, per la spiaggia, sul sedile dell’automobile. Ovunque. E per sempre.