Evviva il web, che ci ha liberati dalla schiavitù dell'informazione, che ci ha sciolto dai legacci degli intellettuali che pensano di saper giudicare - e solo loro - le informazioni che circolano nel mondo.
Di questo schieramento fa parte Antonio Polito, direttore de il Riformista, che scrive e commenta sull'opportunità di pubblicare le registrazioni audio più famose del momento (qualcuno ha sentito parlare di una signora chiamata D'Addario?). E tutto questo, naturalmente, dopo averle ascoltate.
La morale del giornalista/intellettuale è questa: io posso, anzi devo, ascoltarle, per poi valutare che non aggiungono altro a quanto già saputo e quindi sarebbe meglio non diffonderle.
Lasciateci ascoltare, ascoltare tutti, ascoltare bene, e poi guidateci nella comprensione della notizia. Senza privarci a priori del documento. Siate la guida del pensiero italiano, non i censori della Repubblica. E fate il vostro dannato lavoro!
Di questo schieramento fa parte Antonio Polito, direttore de il Riformista, che scrive e commenta sull'opportunità di pubblicare le registrazioni audio più famose del momento (qualcuno ha sentito parlare di una signora chiamata D'Addario?). E tutto questo, naturalmente, dopo averle ascoltate.
La morale del giornalista/intellettuale è questa: io posso, anzi devo, ascoltarle, per poi valutare che non aggiungono altro a quanto già saputo e quindi sarebbe meglio non diffonderle.
Lasciateci ascoltare, ascoltare tutti, ascoltare bene, e poi guidateci nella comprensione della notizia. Senza privarci a priori del documento. Siate la guida del pensiero italiano, non i censori della Repubblica. E fate il vostro dannato lavoro!