Irene & Riciclo

Ci sono alcuni cantanti (o artisti) che non capisco. Una di queste è Irene Grandi. È tornata alla carica per l’ennesima estate (chissà com’è, d’inverno torna in letargo) e per l’ennesimo Festivalbar con l'ennesimo singolo di pop-rock nel solito greatest hits. Dai, non se ne può più di vederla spuntare col suo look sempre più finto-giovane-sbarazzino!

Dando un’occhiata alla sua discografia non si può non notare come nella sua carriera non si sia fatta scrupoli. Dal 2001 a oggi ha pubblicato 2 album, 2 greatest hits e 1 un live in dvd. Non male come sfruttamente degli inizi di carriera...

Anche l’ultimo singolo Bruci la città lascia un po’ come il sapore in bocca del già sentito, dell’inutile, del sempre quello. Malgrado la tanto osannata (almeno in rete) collaborazione con Francesco Biancone dei Baustelle che, nel testo, si sbilancia coi congiuntivi. Ma senza troppa convinzione.

Se infatti la seconda strofa recita:

Bruci la città
o viva nel terrore
nel giro di due ore
svanisca tutto quanto
svanisca tutto il resto.

fila alla grande, la prima zoppica un po’:

Bruci la città
e crolli il grattacielo
rimani tu da solo
nudo sul mio letto.

Cioè, bruci la città e svanisca tutto quanto ci sta. Ma allora perché non bruci la città e rimanga tu da solo? Non capisco... forse si conta sul fatto che la seconda strofa aggiusta il tiro facendoci dileguare il dubbio sulla prima. Senza contare la cura nella ricerca delle rimerigorosamente baciate, non vorrete sperimentare troppo!):

E tutti quei ragazzi come te
non hanno niente come te
io non posso che ammirare
non posso non gridare

La prima è una ripetizione. La seconda è una rima fatta con l’infinito, cioè il tipo più facile e schifato da chi tiene un po’ a quello che scrive. Diciamo che gli ingredienti per farne il tormentone dell’estate ci sono tutti; non ultimo il periodo d’uscita. Però che tristezza...

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