Film & Cliché

Ci sono alcune cose che nei film mi fanno impazzire (nel senso che mi fanno un po' arrabbiare e un po' sorridere). Sembrano retaggi di un passato che non vuole mai morire, che si prolunga dalla letteratura, dalla pittura e dai racconti orali che perdono nell'arcano passato le loro radici.

Per esempio: perché diavolo in film horror l'assassino (o mettete voi l'abominio protagonista della pellicola) deve per forza camminare lentamente, pesantemente, come uno zombie incosciente, mentre la vittima corre a gambe levate senza riuscire a salvarsi?

Se la scena si svolge in locali chiusi, colui che fugge troverà sempre l'ultima porta chiusa a chiave: ecco quindi che il maniaco potrà raggiungerla semplicemente con la sua camminata serafica,

Se la scena si svolge in un luogo aperto, allora il killer avrà il potere di apparire magicamente di fronte alla vittima anche a centinaia di metri di distanza: potrà così permettersi, ancora una volta, di muoversi a velocità di bradipo senza il rischio di perdere contatto con la preda.

Capisco che ogni genere cinematografico abbia degli standard (così come la musica) su cui gli sceneggiatori si cimentano per creare storie sempre nuove ma senza discostarsi troppo dai lavori precedenti. Però alla lunga stanca, no?
1 Response
  1. Anonimo Says:

    Temo che dipenda dal pubblico americano: a loro le cose troppo "nuove" non piacciono... e noi in europa ci ammorbiamo coi loro clichè...