Un raccont(in)o edificante


Oggi è la volta di questo breve e semplice vicenda (chissà se vera? Probabilmente no) che si presta a molte semplici e banali considerazioni moralistiche (non per forza in senso negativo). Come nella più antica delle tradizioni orali, ri-elaborerò in maniera assolutamente involontaria alcuni particolari, quindi se l'avete sentita diversamente è soltanto colpa mia.

Ci sono due francesi (nessun terzetto: niente tedesco, italiano o altro) che camminano per le strade del centro di Londra: sono attesi da un convegno (barboso) che li terrà occupati tutta la giornata e quindi sono particolarmente di fretta (oltre che non del tutto svegli (penso io) causa baldoria in albergo la notte precedente svuotando il frigo-bar... tanto paga l'università). A un certo punto uno dei due si blocca. Così. Improvvisamente. Sul marciapiede infestato di pedoni frettolosi che lo urtano e lo maledicono.

"Che succede?", chiede il compagno, "perché ti sei bloccato così su due piedi (questa battutina l'ho inserito io, lo ammetto)?". "Ho sentito un grillo" risponde l'altro. "Un grillo? E come (diavolo) hai fatto a sentire un grillo in mezzo a tutto questo frastuono? Sei sicuro?" (ma soprattutto, chettifrega?). "Sì, sono sicuro, ho sentito il verso di un grillo. Sono un entomologo. Sono certo di aver sentito un grillo." Così si accascia fra l'erba dell'aiuola che circonda l'albero che sorge accanto a loro e inizia a frugare tra l'ebra. L'amico lo guarda un po' imbarazzato: "Ma che fai? Non strisciare a terra l'abito nuovo. Dai che abbiamo fretta". "Ancora solo un attimo, sono sicuro di averlo sentito".

Ed effettivamente, dopo un paio di minuti di ricerche, riesce a prendere tra le mani... un grillo. L'amico lo guarda stupito: "Ma come hai fatto a sentirlo? Quasi non sento neppure la voce quando mi parli in mezzo a tutto questo frastuono e tu cosa fai? Senti un grillo! E non ti sei sbagliato, l'avevi sentito davvero! Ma come hai fatto?. "È veramente molto semplice, caro amico mio. L'ho sentito perché io amo il mio lavoro. E chiunque ami qualcosa, riesce a distinguerla anche in mezzo a mille altri segnali dello stesso tipo. Così, fra mille suoni, o meglio rumori, sono riuscito a sentire il canto di questo piccolo grillo".

La giornata finisce, il convegno è terminato, e i due amici si incamminano verso le stanze d'albergo che li ospiteranno per la notte. Sono in coda alla stazione per il biglietto, una folla di persone si urta e sbraita per reclamare il posto, mille altri gesticolano come pazzi con l'interlocutore lontano raggiunto dal proprio telefonino. I megafoni della stazione annunciano arrivi, partenze e ritardi dei treni in percorrenza. I capostazione intimano ai ritardatari di sbrigarsi a salire sul convoglio. Una marea di pendolari striscia quelle fastidiose valigette con le ruote sul levigato pavimento alla sezione d'imbarco.

L'amico dell'entomologo (non è un'offesa... si è scelto lui la professione...) si ricorda dell'episodio della mattina e, in quella chiassosa cattedrale della civiltà, getta a terra una moneta. Il tintinnìo che produce è lieve, metallico, inconfondibile. E molte persone, pur fra quel rumore, si girano e seguono con lo sguardo la moneta che scivola fino a usaurire la sua forza nella familiare spirale.

La storiella, parabola, exemplum.... insomma, chiamatela come volete, l'ho sentita in Chiesa durante la celebrazione della Messa, quindi si riveste di un ben preciso significato (anche nell'assurda società di oggi è possibile sentire il richiamo di Dio pur sembrando una cosa lontana ed estranea al mondo moderno). Ma anche chi ha deciso che questi discorsi religiosi non lo riguardano, non potrà non terminare la lettura dell'episodio con un sorriso amaro sulla bocca. Un'espressione amara sul volto. Un battito amaro del proprio cuore.

Poi tutto torna come prima e, inghiottiti da mastro Gerry Scotti, ci ributtiamo nel mondo "reale".
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