Oggi mi ritiro in fase post-adolescenziale e vi parlo un po' dei fatti miei, senza considerazioni generali. Ieri sera ho fatto il mio debutto lirico all'aperto con la visione dell'Aida di Verdi (libretto) in quel di Verona, nella magica atmosfera dell'Arena.
Ecco i voti segnati sul mio personale cartellino:
- Acustica: ottima in senso assoluto ma in realtà scarsa. Voci e strumenti, a 50 metri di distanza in linea d'aria, suonano spenti, vuoti di volume e di corposità. Tranne qualche nota sostenuta dei cantori e la (celeberrima) marcia trionfale del secondo atto, il resto mi è giunto flebile e stentato.
- Scenografia: la scenografia di Zeffirelli e ingegnosa e sontuosa, ma, anche qui, senza binocolo si poteva ammirare ben poco dei particolari dei costumi e delle scene. Tante belle disposizioni simmetriche degli attori, mettiamola così. Nei momenti solisti quei piccoli uomini ciancianti si perdevano in quel vasto piano di legno.
- Orchestra: non sono in grado di giudicare la prova, ma diciamo che è la componente che ho apprezzato di più.
- Cantanti: avranno fatto bene? Aspetterò qualche rencensione per farmene un'idea. Per quel che mi riguarda erano dei piccoli corpicini ammantati in improbabili vesti colorate (un maxischermo no, eh?). Di certo non avrei fatto follie per questa Aida...
- Pubblico: tanti, troppi stranieri. Non perché diano fastidio, ma perché sono un segno ulteriore del disinteresse per la nostra cultura dai parte dei connazionali. Il contingente maggiore era rappresentato da inglesi e tedeschi, ma senza disdegnare spagnoli, qualche russo (dicevano da, da) e gli immancabili giapponesi.
Il vero punto dolente delle serate all'Arena è però, decisamente, il posto sulle gradinate. Scomodo, scomodo, davvero scomodo. Per fortuna i cino-giapponesi dietro di noi se ne sono andati al termine del secondo atto, così abbiamo potuto appoggiare la schiena, almeno quella, al gradino superiore. Quanto ho invidiato gli spendaccioni delle poltroncine...
In conclusione: bello perché era la prima volta. Le prossime certamente le vedrò in teatro... e a quel paese la magica atmosfera dell'Arena!
Ecco i voti segnati sul mio personale cartellino:
- Acustica: ottima in senso assoluto ma in realtà scarsa. Voci e strumenti, a 50 metri di distanza in linea d'aria, suonano spenti, vuoti di volume e di corposità. Tranne qualche nota sostenuta dei cantori e la (celeberrima) marcia trionfale del secondo atto, il resto mi è giunto flebile e stentato.
- Scenografia: la scenografia di Zeffirelli e ingegnosa e sontuosa, ma, anche qui, senza binocolo si poteva ammirare ben poco dei particolari dei costumi e delle scene. Tante belle disposizioni simmetriche degli attori, mettiamola così. Nei momenti solisti quei piccoli uomini ciancianti si perdevano in quel vasto piano di legno.
- Orchestra: non sono in grado di giudicare la prova, ma diciamo che è la componente che ho apprezzato di più.
- Cantanti: avranno fatto bene? Aspetterò qualche rencensione per farmene un'idea. Per quel che mi riguarda erano dei piccoli corpicini ammantati in improbabili vesti colorate (un maxischermo no, eh?). Di certo non avrei fatto follie per questa Aida...
- Pubblico: tanti, troppi stranieri. Non perché diano fastidio, ma perché sono un segno ulteriore del disinteresse per la nostra cultura dai parte dei connazionali. Il contingente maggiore era rappresentato da inglesi e tedeschi, ma senza disdegnare spagnoli, qualche russo (dicevano da, da) e gli immancabili giapponesi.
Il vero punto dolente delle serate all'Arena è però, decisamente, il posto sulle gradinate. Scomodo, scomodo, davvero scomodo. Per fortuna i cino-giapponesi dietro di noi se ne sono andati al termine del secondo atto, così abbiamo potuto appoggiare la schiena, almeno quella, al gradino superiore. Quanto ho invidiato gli spendaccioni delle poltroncine...
In conclusione: bello perché era la prima volta. Le prossime certamente le vedrò in teatro... e a quel paese la magica atmosfera dell'Arena!
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