Mi sono preso un paio di giorni per decantare il confronto Prodi vs. Berlusconi, rendendomi conto che, in fin dei conti, non m'importa che uno sia più comunicatore dell'altro, che uno sia più bonario dell'altro, che uno elabori più numeri di un altro. Io non sono chiamato a eleggere, rispettivamente, l'addetto stampa, il parroco o il computer migliore. Io sono chiamato a eleggere il capo di una coalizione che mi governerà (presumibilmente) per un quinquennio.
Quindi il metro di valutazione va cercato altrove, segnatamente in quel faldone illeggibile del programma della sinistra e in quelle frasi simil-pubblicitarie a cui si è affidato il centro-destra. Coloro i quali si prefiggono di tutelarmi meglio nelle mie esigenze e nelle mie aspirazioni avranno il mio voto. Sarà egoistico (ma neppure tanto), ma è così. O forse no, visto che le mie aspirazioni potrebbero coinvolgere (almeno in linea teorica) l'ambiente, la pace sociale, il benessere diffuso e tante altre belle cosine. Quindi, quasi come una formula matematica, abbiamo il risultato che un paese migliore, con il governo migliore, è scelto solo da cittadini migliori.
Quanti di noi possono dichiararsi buoni cittadini?
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