Il bar, di notte, è pura poesia urbana. Uomini senza volto, donne senza (o con troppi) padroni, coppie sperdute nella conversazione, solitari arrangiatori di se stessi. I tavoli si riempono spesso di silenzio, con gli avventori che si limitano a fissare il bicchiere: gustano la trasparenza di un vino bianco, seguono con l'occhio stanco le bollicine dello champagne che corrono verso l'alto veloci e improvvise lungo il bordo del calice, tirano un fiato di bevanda dal vago sentore sudamericano (pur non essendoci mai stati, in sudamerica) e poi pensierosi ne cercano l'esotico che contiene, guardano con dispiacere una bibita analcolica che gli permetterà di non contravvenire la legge ma che lascia amareggiati e insoddisfatti sul palato.
E arrivano alla spicciolata, senza far rumore e attendendomi in silenzio mentre arrivo con passo leggero e un po' stanco a carpire il loro desiderio. Desiderio che è magari solo di compagnia (non mia, ovvio) e voglia di stare un po' meno da soli in una notte di temporali. Basta un cenno asciutto e discreto per un altro giro, basta cercare nella tasca o nella borsa per capire che anche questa solitudine è finita.
E donne impazienti e nervose, alla caccia di qualche parola, di pochi complimenti. Donne che sanno benissimo chi non importunare perché non vogliono un compagno (no, non per questa notte) per alleviare una solitudine che appaga solo in pochi momenti, per poi ritrovarsi ad invidiare le fidanzate e le spose.
E intanto pian piano mando a riposare anche il locale: si puliscono tutti le macchine e gli attrezzi, gettando un occhio distratto al bancone, annuendo di sfuggita per tenere il contatto con l'amico (perché se uno ti viene a trovare alle due di notte è un amico anche se non sai chi è) che parla di gioie, noie e delusioni di un giorno o di una vita.
Il bar è una casa, una piccola casa in cui entrano tanti ospiti. E quelli notturni meritano un trattamento speciale.
Le puntate precedenti di Bevande & Drink: [8] - [7] - [6]
E arrivano alla spicciolata, senza far rumore e attendendomi in silenzio mentre arrivo con passo leggero e un po' stanco a carpire il loro desiderio. Desiderio che è magari solo di compagnia (non mia, ovvio) e voglia di stare un po' meno da soli in una notte di temporali. Basta un cenno asciutto e discreto per un altro giro, basta cercare nella tasca o nella borsa per capire che anche questa solitudine è finita.
E donne impazienti e nervose, alla caccia di qualche parola, di pochi complimenti. Donne che sanno benissimo chi non importunare perché non vogliono un compagno (no, non per questa notte) per alleviare una solitudine che appaga solo in pochi momenti, per poi ritrovarsi ad invidiare le fidanzate e le spose.
E intanto pian piano mando a riposare anche il locale: si puliscono tutti le macchine e gli attrezzi, gettando un occhio distratto al bancone, annuendo di sfuggita per tenere il contatto con l'amico (perché se uno ti viene a trovare alle due di notte è un amico anche se non sai chi è) che parla di gioie, noie e delusioni di un giorno o di una vita.
Il bar è una casa, una piccola casa in cui entrano tanti ospiti. E quelli notturni meritano un trattamento speciale.
Le puntate precedenti di Bevande & Drink: [8] - [7] - [6]
Questo bar m'incuriosisce... la prossima volta che vengo a MI, passo a trovarti...
Beh, potresti, però non si trova a Milano, bensì qua (dove ci sono quei quattro ombrelloni quadrati bianchi).
E comunque non è niente di speciale: come tutte le situazioni (e tu che sei un artista dovresti saperlo bene) qualche volta si riesce a viverle con maggiore intensità.
Ah! Avevo capito che il bar era a Milano...
Cmq "artista" è una parola grossa... preferisco "artigiano". :)
Ciao, la colata lavica di aggettivi mi ha sopraffatto.
Ottima alterazione poetica, volevo fare notare inoltre che l'elemento centrale dell'atmosfera è il silenzio. Basta che il tipo ingellato con occhiali scuri (alle 2:10 di mattina) con indosso la maglietta "PABLO ESCOBAR" (fondo nero, caratteri cubitali giallo fosforescente) seduto sotto l'ombrellone in basso a destra ti urli "Eh, capoo, daaai, portami un giek denièls" (elemento essenziale: accento spiccatamente bergamasco-bresciano, tono incrinato dagli altri 7 giek denièls già ingurgitati) perché la realtà irrompa in modo stridente e spezzi l'incanto.
Buon 14 luglio a tutti :-/
Ma i francesi festeggiano ugualmente?
Purtroppo il silenzio è l'unico elemento mancante, perché in sottofondo c'è l'eterno unz-unz-pop-melodico che, seppure a basso volume, distrugge il silenzio della strada vuota e del lago senza fruscii. Però almeno mitiga l'effetto "coca e havana sette anni bello carico con la coca a parte"...
interessante questa serie sui drink ma continuo a non capire perchè LOVERE abbia una definizione così alta su googlemaps
Mi spiace, ma la provincia di Bergamo è mappata molto meglio di quella di Brescia. La città di Brescia, poi, è vergognosamente indefinita (a malapena si intravede Corso Zanardelli): se Google fosse stata originaria di Bergamo invece che di Mountain View la cosa sarebbe spiegabile più facilmente :)
Comunque il tutto si spiega con Lovere che è uno dei borghi più belli d'Italia.