Letizia Moratti: esiste davvero?

A volta viene da chiedersi se certe persone "ci siano o ci facciano". La domanda è lecita e non nasce da presunzioni di vario tipo, ma soltanto di fronte a certi atteggiamenti che lasciano l'amaro in bocca, che fanno sentire straniti, che rilasciano scorie di incomprensione. Mi è accaduto leggendo un'intervista al ministro (o è necessario al femminile?) Letizia Moratti riportata dal L'Espresso del 16 febbraio 2006. Riporto due tra i passaggi più demenziali.

Il giornalista parte descrivendo la nuova immagine della signora (immagine stabilita a tavolino per la campagna che la vede in corsa perl'incarico di sindaco di Milano), che passa da algida e imperturbabile servitrice dello Stato a donna allegra e disponibile nei rapporti coi cittadini. La signora cade inevitabilmente nel peccato di vanità-elettorale di questo nuovo millennio: i manifesti che tappezzano la città sono, passatemi il termine, "photoshoppati" (ritoccati ignobilmente) fino a farla apparire quasi un'adolescente o, tutt'al più, una giovane moglie.
Dica la verità, ministro, come arma elettorale nella sua Milano ha scelto la seduzione.
Se si riferisce alla foto sui manifesti, ammetto subito che è di cinque anni fa. ... L'avevo in casa e, non avendo tempo di fare altre foto, ho scelto quella. Qualcuno insinua che sia ritoccata, ma io non ne so niente.
Alcune osservazioni personali. Innanzitutto si sente colta subito in fallo: si riferisce ai manifesti? Sa già di aver fatto una vaccata e cerca di recuperare terreno. Passiamo poi al non avendo tempo di fare altre foto, e mi chiedo quanto diavolo di tempo ci voglia per fare una fotografia! andiamo bene: se non trova nemmeno il tempo di far quello, come potrà governare una città di qualche milionata di abitanti? Io non ne so niente? Ma ti vedrai in faccia! Secondo te sei così? No? Allora è ritoccata!
Non possiamo che chiudere tornando alla sua Milano. Prevede di diventare il nuovo sindaco?
Non mi pongo il problema.
Come non se lo pone? Sta lavorando per questo.
No. Lavoro per dare risposte alla mia città. Voglio rispondere al degrado, alle disuguaglianze sociali, al bisogno di sicurezza. Se sarò capace di raccogliere consensi su queste cose, sarò felice di governare.
Giuro che mi sono sdraiato sulla sedia dal ridere. Non mi pongo il problema?!?!? Ma come si può dire una cosa del genere (deve averlo pensato anche il giornalista, Stefania Rossini, vista la replica (peccato che non possano giocare sui punti esclamativi, altrimenti ne avrebbero messi almeno una decina))!!! E tralascio per pietà il discorso populista-buonista-quellochevoleteista che è quanto meno ridicolo. Per chiudere: se lei non si pone il problema, perché dovrei pormelo io?
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