Siamo tutti a conoscenza del putiferio scatenato dalla pubblicazione su un quotidiano danese, il Jyllands Posten, di una serie di vignette "satiriche" in cui si prende "amabilmente per il culo" (scusate il francesismo) l'Islam e i suoi simboli (però la vignetta con un musulmano che arriva in paradiso con Maometto che gli annuncia dispiaciuto: "Mi spiace, non abbiamo più vergini", non è male...). Ma cerchiamo di ricapitolare un po' la vicenda per chi non avesse tempo/voglia/interesse di cercare qualche notizia.
Qualche mese fa, lo scrittore danese Kare Bluitgen ha lamentato il fatto di non essere riuscito a trovare un artista disposto a illustrare un suo libro, destinato ai bambini, sulla vita di Maometto. È noto (ma forse non del tutto) che Maometto viene solitamente rappresentato con il volto coperto o non rappresentato affatto per rispetto della tradizione ortodossa islamica che vieta le raffigurazioni umane, in particolar modo quella della persona di Maometto. Non si tratta affatto di un'inclinazione isolata ma di un atteggiamento comune a tutto il mondo islamico, anche se particolarmente esacerbato dai Wahabiti dell'Arabia Saudita che vietano qualsiasi rappresentazione. Per gli integralisti islamici il reato commesso dai vignettisti non è solo nell'aver ritratto, in modo percepito come offensivo, il profeta, ma nel semplice fatto di averlo ritratto. Perché secondo loro sarebbe di per sé un fatto sacrilego. Questo è vogliono che ci vogliono far credere dai pulpiti delle Moschee e dalla propaganda televisiva: la verità è che Mohammad fu un uomo come tutti gli altri e lui stesso vietò che lo si venerasse come una divinità. Gli sciiti, i sunniti nell'epoca ottomana e in India hanno ritratto il profeta senza remore.
Il quotidiano danese citato, ha quindi indetto un concorso per le "introvabili" vignette satiriche su Maometto. Le 12 vignette ricevute (resta da capire se siano le uniche giunte o se la redazione ha operato una selezione in direzione terrorista), vengono pubblicate lo scorso 30 settembre. La Comunità musulmana in Danimarca protesta, scende in strada e manifesta pacificamente ma nessuno sente il bisogno di scusarsi. La vicenda rimase confinata, anche e soprattutto, mediaticamente alla Danimarca fino al giorno d'oggi. Ma ecco il colpo di genio (o l'accensione della miccia): il settimanale norvegese Magazent, pubblica anch'esso le vignette. A questo punto la vicenda comincia a dilagare e a diventare "internazionale". Inizia il boicottaggio dei prodotti danesi nei paesi arabi... e, come a dimostrare che l'economia detiene il vero potere nei paesi occidentali (così come quello religioso lo detiene in quelli arabi), le pressioni degli industriali mettono con le spalle al muro la classe politica.
Et voilà! Il direttore del Jyllands-Posten, Carsten Juste, ha scritto in una lettera all'agenzia di stampa giordana Petra, poi pubblicata anche sul sito del quotidiano: "Queste vignette non violano la legge danese ma hanno in modo irrefutabile offeso molti musulmani, e per questo noi presentiamo le nostre scuse". Fa subito eco il respiro di sollievo del primo ministro danese Anders Fogh Rasmussen che si è "felicitato" con il quotidiano che si è scusato affermando: "Ne sono molto lieto, perché il Jyllands-Posten ha compiuto di certo un passo molto importante. Ho personalmente un tale rispetto per la fede delle persone, che non avrei mai potuto rappresentare Maometto, Gesù o altre figure religiose in un modo che possa essere insultante per gli altri", ha detto il premier alla televisione Tv2 (qualcuno può immaginare una dichiarazione più "politichese" di questa?). Il ministro degli Esteri austriaco, Ursula Plassnik (presidente di turno dell'Ue) al termine della riunione con i colleghi europei, ha sottolineato che "la liberta' di stampa e di espressione fanno parte dei fondamentali valori ma crediamo che le fedi religiose vadano rispettate nelle nostre società poiché anch'esse rappresentano valori fondamentali". Sarebbe stato meno comico se simili affermazioni fossero state spontanee e non determinate dall'efficiente boicottaggio economico.
Sulla vicenda, la (liberale?) giornalista egiziana Mona Eltahawy, intervenendo sul quotidiano libanese The Daily Star, ha ricordato che proprio recentemente in Danimarca il leader del gruppo estremista islamico Hizb al-Tahrir, Fadi Abdullatif, ha incitato "a uccidere i ministri del governo per la partecipazione militare danese in Iraq, nonché a massacrare gli ebrei". Quindi si è domandata: "Abdullatif ha invocato il Corano per giustificare l'incitamento alla violenza! E noi ci meravigliamo che la gente associ l'Islam alla violenza?". Qualcuno vuole alzare la mano per darle torto? Vogliamo dimenticare che nei paesi musulmani si fa apertamente apologia di terrorismo ed è radicata la cultura dell'odio contro gli ebrei e i cristiani?
Finiamola con la barzelletta (o il luogo comune) che ci ripete ossessivamente che "la mia libertà finisce dove inizia la tua". Che cavolo significa? La mia libertà sta nel non offenderti, non di usare la mia sfera di libertà per fare tutto quello che mi pare. Se invece vogliamo concedere fede al detto popolare, allora mettiamoci bene in testa che i musulmani se la prendono a morte (la nostra) se gli tocchiamo la religione. Da ciò risulta che se io ti offendo, ho limitato la tua libertà di pensiero. Da questo (leggermente) contorto ragionamento se ne deduce che chi ha pubblicato queste vignette è in torto: ha limitato la libertà di un fedele di ritenere sacra e inviolabile la figura del proprio profeta.
Io terrei anche conto del fatto che una vignetta satirica non è mai neutra. Esprime un giudizio politico chiaro e netto. Pensare che le vignette siano state inviate dai lettori significa che quella è la percezione che il paese (la Danimarca in questo caso) ha del fenomeno Islam-terrorismo, per quanto sbagliata possa essere questa associazione di concetti.
Ma non voglio apparire pazzo: so benissimo che le libertà religiose concesse (in genere) nei paesi arabi sono fantastiliardi (ah, l'infanzia Disney) di volte minori di quelle che concediamo nei paesi occidentali a chi voglia seguire un'altra confessione. Però non rendiamo pan per focaccia! In fondo al giornale danese e a tutta l'Europa non interessa nulla di Maometto, delle vignette o di quant'altro. Ne stiamo facendo una questione di principio (come ci accade ogni giorno decine di volte: "Che fastidio l'atteggiamento di quello! Chi si crede di essere?", "Come può masticare il chewingum facendo tutto quel rumore?", "Amore, ti ho detto di abbassare la tavoletta del water?!?!"), facendoci forti della nostra tradizione illuminista che permette libertà di stampa e di espressione.
Non ho avuto notizia del pensiero di sua maestà di Arcore riguardo a questo problema (chissà perché le questioni spinose non vengono mai affrontate in campagna elettorale... né da una parte, né dall'altra... Mortadellone, dove sei? Che ne pensi delle vignette danesi?), ma vogliamo dimenticare che per molto meno in Italia abbiamo allontanato comici che facevano della satira molto meno pesante? Citazione d'obbligo per Sabrina Guzzanti e Daniele Luttazzi e Beppe Grillo. Quindi la nostra tanto declamata libertà d'espressione vale solo per i problemi degli altri e non per i nostri? Se qualcuno critica (ferocemente, ammettiamolo) un nostro politico (anzi, IL nostro politico) allora è giusto imporgli il silenzio, mentre se massacro il simbolo di un'altra fede... bé... c'è la libertà d'espressione? Non vi pare un atteggiamento quanto meno sbilanciato (verso i nostri/suoi interessi)?
In Italia ci sarebbe il modo di risolvere legalmente la situazione affidando l'esame della satira incriminata ai tribunali, però abbiamo le toghe rosse, la magistratura rossa (ma il premier sa di avere nel proprio schieramente politico La Rossa... ehm... La Russa?) e quindi è inutile anche sol provarci. L'unico modo è di cacciarli dal posto di lavoro (precario più, precario meno, chi se ne accorgerà?) impedendo quella, oggi, tanto sbandierata e difesa libertà d'espressione. Certo, i musulmani esagerano, ma noi siamo già passati attraverso quuesto stadio di ripulsione per la pena di morte (ok, non in tutti i paesi) e ci siamo evoluti. In questo non temo smentite se dico che la nostra civiltà è superiore.
Non sarebbe il caso di applicare anche in questo caso una par condicio (ma perché 'sto termine latino... perché non usare semplicemente "parità di condizioni"?)?
Chiusa finale obbligatoria che giunge dal profondo del cuore: amici musulmani, perché ve la prendete tanto? Se qualcuno si prende gioco della vostra religione è perché in fondo di essa non importa nulla. Allo stesso modo non mi offendo più di tanto per una bestemmia: chi la pronuncia non sa neppure ciò che dice, né quali concetti stia offendendo. Mi offenderei se fosse un credente o un sacerdote a bestemmiare: solo in quel caso le parole avrebbero davvero un carica d'odio e di sovversione tali da farmi sentire offeso. Venerate il vostro Dio, seguite le vostre regole, urlate contro chi vi offende, ma lasciate perdere le minacce di morte. Non curatevi di ciò che dice questa gente: del resto... sono solo parole.
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