Qualcuno penserà che è normale, e in realtà anch'io non mi meraviglio più di tanto. La domanda che mi pongo è questa: perché nell'esercito, e in particolare nelle rischiose (ma renumerative) missioni all'estero in zona di guerra, la maggioranza dei soldati (ufficiali e non) proviene dal Sud Italia?
È la testimonianza che in realtà l'Italia è davvero spaccata in due, è ancora quel quadretto di maniera che abbiamo ben stampato nella mente: Nord ricco e avanzato, Sud latente e con poche possibilità. Forse l'ondata migratoria di massa è finita, o forse è stata sostituita da tanti giovani che vanno a studiare al Nord e poi vi si fermano a vivere, fatto sta che scorrendo l'elenco dei caduti in Iraq in questi ultimi 3 anni, viene alla luce che moltissimi, in larga maggioranza, sono ragazzi e uomini del Sud. L'esercito è ancora visto come una carriera sicura, prestigiosa, redditizia? Io che abito in Lombardia non lo penserò mai (e (tutti) i miei amici e conoscenti sono tranquillamente della mia stessa linea), ma evidentemente nel Centro-Sud Italia le possibilità di lavoro/carriera sono tanto basse da rendere l'Arma un'opzione interessante: è questo il futuro che vogliamo dare all'Italia? Davvero siamo ancora all'Arruolati nell'esercito e girerai il mondo?
Ecco l'elenco (mi sono limitato alla provincia d'origine), lascio a voi altre considerazioni:
Nassiriya, 12 novembre 2003:
- Domenico Intravaia (Palermo)
- Giovanni Cavallaro (Messina)
- Giuseppe Coletta (Napoli)
- Alfio Ragazzi (Messina).
- Silvio Olla (Nuoro).
- Enzo Fregosi (La Spezia).
- Massimiliano Bruno (Bologna).
- Alfonso Trincone (Roma)
- Filippo Merlino (Potenza)
- Daniele Ghione (Savona)
- Ivan Ghitti (Milano)
- Andrea Filippa (Torino)
- Emanuele Ferraro (Siracusa)
- Alessandro Carrisi (Lecce)
- Orazio Majorana (Catania)
- Massimo Ficuciello (Milano)
- Marco Beci (Pesaro)
- Stefano Rolla [regista] (Roma)
- Pietro Pietrucci (Napoli)
Iraq, 14 aprile 2004:
- Fabrizio Quattrocchi (Catania)
Nassiriya, 27 aprile 2006:
- Nicola Ciardelli (Pisa)
- Franco Lattanzio (L'Aquila)
- Carlo De Trizio (Bari)
È la testimonianza che in realtà l'Italia è davvero spaccata in due, è ancora quel quadretto di maniera che abbiamo ben stampato nella mente: Nord ricco e avanzato, Sud latente e con poche possibilità. Forse l'ondata migratoria di massa è finita, o forse è stata sostituita da tanti giovani che vanno a studiare al Nord e poi vi si fermano a vivere, fatto sta che scorrendo l'elenco dei caduti in Iraq in questi ultimi 3 anni, viene alla luce che moltissimi, in larga maggioranza, sono ragazzi e uomini del Sud. L'esercito è ancora visto come una carriera sicura, prestigiosa, redditizia? Io che abito in Lombardia non lo penserò mai (e (tutti) i miei amici e conoscenti sono tranquillamente della mia stessa linea), ma evidentemente nel Centro-Sud Italia le possibilità di lavoro/carriera sono tanto basse da rendere l'Arma un'opzione interessante: è questo il futuro che vogliamo dare all'Italia? Davvero siamo ancora all'Arruolati nell'esercito e girerai il mondo?
Ecco l'elenco (mi sono limitato alla provincia d'origine), lascio a voi altre considerazioni:
Nassiriya, 12 novembre 2003:
- Domenico Intravaia (Palermo)
- Giovanni Cavallaro (Messina)
- Giuseppe Coletta (Napoli)
- Alfio Ragazzi (Messina).
- Silvio Olla (Nuoro).
- Enzo Fregosi (La Spezia).
- Massimiliano Bruno (Bologna).
- Alfonso Trincone (Roma)
- Filippo Merlino (Potenza)
- Daniele Ghione (Savona)
- Ivan Ghitti (Milano)
- Andrea Filippa (Torino)
- Emanuele Ferraro (Siracusa)
- Alessandro Carrisi (Lecce)
- Orazio Majorana (Catania)
- Massimo Ficuciello (Milano)
- Marco Beci (Pesaro)
- Stefano Rolla [regista] (Roma)
- Pietro Pietrucci (Napoli)
Iraq, 14 aprile 2004:
- Fabrizio Quattrocchi (Catania)
Nassiriya, 27 aprile 2006:
- Nicola Ciardelli (Pisa)
- Franco Lattanzio (L'Aquila)
- Carlo De Trizio (Bari)
Edit: Eppoi però leggo post come questo di Don Diego in cui si attaccano tutte le parti in gioco: gli iracheni/arabi in generale, i nostri politici, il nostro desiderio democratico di rispettare le libertà altrui, si preclude la possibilità di una rappresaglia. Insomma si condanna tutto e tutti senza trovare una via d'uscita. Confusione, confusione e confusione: non possiamo andarcene perché non sarebbe corretto verso di loro, non possiamo restare perché loro non ci vogliono lì, non possiamo ammazzarli tutti perché non è il caso... che si fa?
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