Dispiace sempre quando un argomento tecnologico è trattato dai grandi media (che sia la stampa, la tv o la radio) un po' così, senza prestare grossa attenzione a quello che si dice o scrive oppure, semplicemente, non essendo nel pieno controllo dell'argomento.
È successo sul numero in edicola dell'Espresso (n.15) in un articolo (che trovate anche disponibile online) a cura di Federico Ferrazza dal titolo Pirata ti sfido su Internet (questo è il suo blog) che si autodefinisce "uno che campa scrivendo di tecnologia, innovazione e roba simile": proprio per questa sua definizione non mi sarei aspettato simili imprecisioni (che però mi pare di non trovare nell'articolo online). Probabilmente si tratta di correzioni dell'ultimo minuto (sue o della redazione non posso saperlo) che rendono l'articolo impreciso e indigesto a chi è appassionato di tecnologia. Peccato, perché l'argomento è trattato spesso dai giornali senza alcuna cognizione di causa, mentre questo contiene solo delle piccole (ma fondamentali) imprecisioni.
L'articolo parla della decisione delle major cinematografiche di mettere a disposizione in rete (con un download legale a pagamento) i film in contemporanea all'uscita su dvd.
Le imprecisioni sono queste (ripetute ben due volte nello spazio di due colonne contigue): "...il dvd continuerà ad avere una definizione d'immagine migliore di quella offerta dai film via Internet, mentre la musica comprata su iTunes è identica per qualità a quella dei cd..." e "... il film proposto in Rete è un prodotto più povero rispetto a quello del dvd, ma costa come un dvd. Al contrario, un album musicale su iTunes costa meno di un cd e ha la stessa qualità...": non è assolutamente così! I brani venduti su iTunes sono in formato compresso, con perdita di qualità. La precisazione è fondamentale, un'atto di rigorosità eccessiva. Chiedete un parere a chi ascolta la musica con un orecchio allenato e vi confermerà la cosa (se non vi fidate di me).
Un'altro aspetto "impreciso" dell'articolo è questo: "...infine, le pellicole vendute via Web si potranno vedere solo su computer con sistema operativo Windows...". Questo è certamente vero, ma si dimentica (visto che il paragone con lo store musicale di iTunes è costante in tutto il pezzo) che i brani comprati da Apple contengono drm che impongono limitazioni quali un massimo di computer sul quale ascoltarli e la quantità di masterizzazioni possibili, e sono in un formato leggibile solo (tra i player portatili) dell'iPod di Apple stessa.
È successo sul numero in edicola dell'Espresso (n.15) in un articolo (che trovate anche disponibile online) a cura di Federico Ferrazza dal titolo Pirata ti sfido su Internet (questo è il suo blog) che si autodefinisce "uno che campa scrivendo di tecnologia, innovazione e roba simile": proprio per questa sua definizione non mi sarei aspettato simili imprecisioni (che però mi pare di non trovare nell'articolo online). Probabilmente si tratta di correzioni dell'ultimo minuto (sue o della redazione non posso saperlo) che rendono l'articolo impreciso e indigesto a chi è appassionato di tecnologia. Peccato, perché l'argomento è trattato spesso dai giornali senza alcuna cognizione di causa, mentre questo contiene solo delle piccole (ma fondamentali) imprecisioni.
L'articolo parla della decisione delle major cinematografiche di mettere a disposizione in rete (con un download legale a pagamento) i film in contemporanea all'uscita su dvd.
Le imprecisioni sono queste (ripetute ben due volte nello spazio di due colonne contigue): "...il dvd continuerà ad avere una definizione d'immagine migliore di quella offerta dai film via Internet, mentre la musica comprata su iTunes è identica per qualità a quella dei cd..." e "... il film proposto in Rete è un prodotto più povero rispetto a quello del dvd, ma costa come un dvd. Al contrario, un album musicale su iTunes costa meno di un cd e ha la stessa qualità...": non è assolutamente così! I brani venduti su iTunes sono in formato compresso, con perdita di qualità. La precisazione è fondamentale, un'atto di rigorosità eccessiva. Chiedete un parere a chi ascolta la musica con un orecchio allenato e vi confermerà la cosa (se non vi fidate di me).
Un'altro aspetto "impreciso" dell'articolo è questo: "...infine, le pellicole vendute via Web si potranno vedere solo su computer con sistema operativo Windows...". Questo è certamente vero, ma si dimentica (visto che il paragone con lo store musicale di iTunes è costante in tutto il pezzo) che i brani comprati da Apple contengono drm che impongono limitazioni quali un massimo di computer sul quale ascoltarli e la quantità di masterizzazioni possibili, e sono in un formato leggibile solo (tra i player portatili) dell'iPod di Apple stessa.
caro daniele, rancore? a me fa piacere quando si discute di un mio articolo, qualsiasi sia il commento. sono d'accordo con le tue osservazioni: quello che hai visto on-line, sul sito dove raccolgo i miei articoli, è la versione che ho inviato in redazione. poi qualcosa è stato cambiata. succede, non spesso, ma succede.
un saluto
federico
E questo modo di procedere quanto di infastidisce da 1 a 10? In pratica ti aggiustano il pezzo inserendo inesattezze (che vengono, naturalmente, attribuite all'autore).Io me la prenderei e non poco...