Bella serata questa sera. Prepari l'ultimo caffé e saluti con calore i clienti ritardatari che se ne vanno: si alzano con la mano sulla pancia cercando di barcollare il meno possibile. Anncora qualche bicchiere da sistemare e poi le luci che si spengono; un interruttore dopo l'altro e la magia dei mille volti passati per quei tavoli anche stasera fugge via.
Un rapido cambio d'abito e poi fuori c'è la mia compagna di strada che mi aspetta. Il cromo brilla a tratti illuminato dai fiochi lampioni giallognoli. Inserisco la chiave e avvio il motore. Borbotta, singhiozza e poi prende il ritmo, un minimo lento e implacabile. Le lascio tutto il tempo per scaldarsi per ben bene. Intanto infilo i guanti, sistemo una piccola bandana a proteggere la gola, aggiusto gli occhiali e la giacca. Con calma, non c'è nessuna fretta. La mia moto, placida, continua a borbottare in maniera sempre più regolare.
Salgo a bordo, un paio di tocchi all'acceleratore, ingrano la prima e parto a passo stanco nella notte. Una marcia dopo l'altra.. seconda... terza... quarta... sempre al minimo, gustandosi ogni vibrazione di questo ammasso di ferraglia. L'aria è fresca e frizzante. Me la godo sulla faccia, sereno, quasi sorridente. E poi sempre più veloce, ora in quinta, lasciando galoppare in scioltezza i potenti cavalli che ho sotto la sella. Non mi portano veloce, non mi trascinano lontano, mi conducono a casa. Ora la lancio a briglia sciolta per qualche chilometro, rimanendo, dopo tutti questi anni, ancora incredulo di quante sensazioni si possono provare con due ruote e qualche ingranaggio. La fatica della serata si scioglie nei muscoli e il cervello svuota la memoria di tante sciocchezze sentite e ripetute.
Ancora due curve e sono già davanti a casa. Abbasso il cavalletto, apro la serranda, e metto a dormire anche la mia due ruote, dispiaciuto di non averla lasciata sfogare un poco di più. Mi fermo qualche minuto a sentire il motore che si raffredda con solenni schiocchi del metallo che si riassesta. Apro la porta e il mio cane mi corre incontro festoso, sbadigliando e scodinzolando contemporaneamente. Pochi getti veloci d'acqua e sono pronto al meritato riposo notturno, cullato dalle sporche note gracchianti della chitarra di John Fogerty. È stata una bella serata.
Un rapido cambio d'abito e poi fuori c'è la mia compagna di strada che mi aspetta. Il cromo brilla a tratti illuminato dai fiochi lampioni giallognoli. Inserisco la chiave e avvio il motore. Borbotta, singhiozza e poi prende il ritmo, un minimo lento e implacabile. Le lascio tutto il tempo per scaldarsi per ben bene. Intanto infilo i guanti, sistemo una piccola bandana a proteggere la gola, aggiusto gli occhiali e la giacca. Con calma, non c'è nessuna fretta. La mia moto, placida, continua a borbottare in maniera sempre più regolare.
Salgo a bordo, un paio di tocchi all'acceleratore, ingrano la prima e parto a passo stanco nella notte. Una marcia dopo l'altra.. seconda... terza... quarta... sempre al minimo, gustandosi ogni vibrazione di questo ammasso di ferraglia. L'aria è fresca e frizzante. Me la godo sulla faccia, sereno, quasi sorridente. E poi sempre più veloce, ora in quinta, lasciando galoppare in scioltezza i potenti cavalli che ho sotto la sella. Non mi portano veloce, non mi trascinano lontano, mi conducono a casa. Ora la lancio a briglia sciolta per qualche chilometro, rimanendo, dopo tutti questi anni, ancora incredulo di quante sensazioni si possono provare con due ruote e qualche ingranaggio. La fatica della serata si scioglie nei muscoli e il cervello svuota la memoria di tante sciocchezze sentite e ripetute.
Ancora due curve e sono già davanti a casa. Abbasso il cavalletto, apro la serranda, e metto a dormire anche la mia due ruote, dispiaciuto di non averla lasciata sfogare un poco di più. Mi fermo qualche minuto a sentire il motore che si raffredda con solenni schiocchi del metallo che si riassesta. Apro la porta e il mio cane mi corre incontro festoso, sbadigliando e scodinzolando contemporaneamente. Pochi getti veloci d'acqua e sono pronto al meritato riposo notturno, cullato dalle sporche note gracchianti della chitarra di John Fogerty. È stata una bella serata.
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