Abitare & Insieme

Volevo segnalarvi le meraviglie del co-housing: una forma di socialità che tende a ricreare in città dei veri e propri villaggi urbani che stabiliscono di mettere in comune alcune risorse, come per esempio automobili, lavanderia, asilo nido, palestra, biblioteca, etc...
In pratica un quartierino di 20/30 famiglie che vive in un palazzo o residence o periferia urbana dove voglia che
si scelga tra sé, una specie di selezione naturale del condomino.

Ovviamente questo avanzatissimo stadio evolutivo ha le caratteristiche solite di tutto ciò che è strano e
apparentemente avanti anni luce, cioé è diffuso dagli anni '60 in Olanda, Inghilterra, Stasti Uniti, Canada, Australia e Giappone. Roba che in Sicilia lo fanno da millenni e che se tentassimo di ripeterne l'esempio in Italia saremmo tacciati come "Isolazionisti" e "Guarda quelli! Pensano di essere ancora nel Medioevo dei Comuni e delle Signorie! Siamo proprio in Italia...". Invece lo portano avanti due hippies negli USA e due pazzi della Scandinavia e improvvisamente diventa molto avanzato. A me pare una mezza vaccata (si può dire?).

Quello che è più divertente è il decalogo delle caratteristiche del co-housing. Vediamo di applicarlo all'Italia, magari direttamente a Milano:

1. PROGETTAZIONE PARTECIPATA. I futuri abitanti partecipano direttamente alla progettazione del “villaggio” in cui andranno ad abitare scegliendo i servizi da condividere e come gestirli. --> Fate un giretto a Milano e cominciate a sfogliare qualsiasi giornale di annunci di vendite/affitti, voglio vedervi a selezionare un intero palazzo da comprare (anche in periferia)! Qui invece lo vogliono addirittura progettare: sì, in Usa e Svezia lo spazio c'è, in Pianura Padana meno.

2. VICINATO ELETTIVO. La comunità di cohousing sono elettive: aggregano persone dalle esperienze differenti, che scelgono di formare un gruppo promotore e si condolidano con la formazione di una visione comune condivisa. --> Ah, c'è un gruppo promotore! Almeno si saprà da chi andare a lamentarsi quando tutti sceglieranno di stare al primo piano perché All'ultimo ci stai tu: sì, in Usa e Svezia lo spazio c'è (quindi tutti al primo piano!), in Pianura Padana meno.

3. COMUNITÀ NON IDEOLOGICHE: Non ci sono principi ideologici, religiosi o sociali alla base del formarsi di comunità di coresidenza, cosi’ come non ci sono vincoli specifici all’uscita dalla stessa. --> Questa è pura follia, non solo in Italia. Com'è possibile aggregare gente di diversa religione o principi o tifoseria di calcio? Già non è possibile andare d'accordo sul nome del giardiniere, figuriamoci se dobbiamo metterci una Chiesa e una Moschea...

4. GESTIONE LOCALE: Le comunità di cohouser sono amministrate direttamente dagli abitanti, che si occupano anche di organizzare i lavori di manutenzione e della gestione degli spazi comuni. --> Non riesco a scrivere perché mi sto rotolando dalle risate. Lascio immaginare a voi la divisione dei lavori di manutenzione.

5. STRUTTURA NON GERARCHICA: Nelle comunità di co-housing si definiscono responsabilità e ruoli di gestione degli spazi e delle risorse condivise (in genere in relazione agli interessi e alle competenze delle persone) ma nessuno esercita alcuna autorità sugli altri membri; le decisioni sono prese sulle base del consenso. --> Consenso? Di chi? Tra un cumenda e un operaio me li vedo...

6. SICUREZZA: Il cohousing offre la garanzia di un ambiente sicuro, con forme alte di socialità e collaborazione, particolarmente idoneo per la crescita dei bambini e per la sicurezza dei più anziani. --> Certo, e chi si occupa di tutto? Tutti al lavoro e i bambini che occupano l'asilo e gli anziani che usurpano la sala tv con Rete4 a tutto volume. Mi sembra di vedere nonno Simpson che guida la rivolta contro la seconda elementare di Bart!

7. DESIGN E SPAZI PER LA SOCIALITÀ: Il design degli spazi facilita lo sviluppo dei rapporti di vicinato e incrementa il senso di appartenenza ad una comunità. --> Avete presente i rapporti di vicinato nei palazzi di città? Abito da 5 anni in un piccolo caseggiato e conosco di vista giusto un paio di vicini. Ci manca che mi rompano le scatole tutte le sere...

8. SERVIZI A VALORE AGGIUNTO: La formula del co-housing, indipendentemente dalla tipologia abitativa, consente di accedere, attraverso la condivisione, a beni e servizi che per il singolo individuo hanno costi economici alti. --> Sì, avete capito bene... Cayenne per tutti!

9. PRIVACY: L’idea del co-housing permette di coniugare i benefici della condivisione di alcuni spazi e attività comuni, mantenendo l’individualità della propria abitazione e dei propri tempi di vita. --> Ma anche l'asilo pubblico, il parco pubblico, il ricovero pubblico permettono di mantenere l'individualità della propria abitazione. Oppure quando porti il cane al parco qualcuno può venirti in casa per ricambiare il favore? Mi pare tutto un modo per creare delle piccole oasi serene per qualche matusa benestante.

10. BENEFICI ECONOMICI: La condivisione di beni e servizi consente di risparmiare sul costo della vita perché si riducono gli sprechi, il ricorso a servizi esterni, il costo dei beni acquistati collettivamente. --> Cioè puoi comprare 1000 chilogrammi pasta Barilla con lo sconto di qualche centesimo? Riduzione degli sprechi? Vuoi dire che si può tirare lo sciacquone collettivo una volta al mese?
5 Responses
  1. Anonimo Says:

    Ho passato il fine settimana nella campagna umbra e ho visto che è applicato anche lì...

    penso che finché la cosa accada spontaneamente, non ci sia nulla di male... no? :)


  2. Anonimo Says:

    Assolutamente niente di male, ma credo sia applicabile solo in situazioni ambientali del tutto occasionali e particolarissime, come appunto può essere una campagna (molto borghese però), in cui del resto si viene a riproporre il sistema della famiglia patriarcale, della casa-famiglia-borgo.

    Per curiosità: le realizzazioni che hai visto erano abitazioni per vacanze o stanziali?


  3. Anonimo Says:

    ...stanziali... e ti dirò che lì per lì mi ha un po' spiazzato perché era una cosa che non avevo mai visto, nè avevo mai preso in considerazione...


  4. Anonimo Says:

    Io continuo a non esserne convinto. Io sono nato in una delle (famigerate) valli bergamasche e, ti dirò, la tendenza è quella della "villetta con giardino" (anche minuscolo). Sai, giusto per far vedere che alzarsi tutti i giorni alle 6 per andare a lavorare ha fruttato qualcosa.

    Ora sono a Milano da 5 anni (periodo estivo escluso) e ti devo dire (ma lo saprai anche per tua esperienza) che una soluzione del genere è (e sfido chiunque a contraddirmi) assolutamente impraticabile. A meno di considerare Milano 2 e Milano 3 come co-housing su larga scala!

    Almeno ufficialmente, perché poi credo che i quartieri cinesi, arabi e sudamericani pratichino proprio questa suddivisione di risorse e compiti anche senza la roboante definizione di co-housing. Però anche questa è una situazione particolare: si riuniscono compatti perché si trovano in territorio "sconosciuto" e "ostile".


  5. Anonimo Says:

    beh... penso che Milano sia considerata "sconosciuta" ed "ostile" anche dai milanesi purosangue... :)

    scherzi a parte, sono d'accordo con te... non credo che nella grande città sia una cosa applicabile... o forse il nostro senso civico non si è ancora sviluppato... o forse è troppo sviluppato...