Alla faccia dell'opposizione costruttiva del centro-destra! Riassumo la situazione che si è venuta a creare intorno all'indicazione dei candidati per la Presidenza della Repubblica.
Prodi, quale rappresentante della coalizione dei vincitori alle elezioni (per poco, quasi nulla, ma vincitori), ha presentato la candidatura di Massimo D'Alema. Sembrava quasi uno sgarbo, un uomo molto a sinistra, quasi una provocazione. Eppure facendo mente locale si ricordano atteggiamenti di mediazione del Baffo durante il Governo precedente (Bicamerale, etc...). Il centro-destra, compatto, ha rifiutato anche solo di prendere in considerazione questo nome. E ci sta.
Da tutte le parti (giornalisti, opinionisti, opinione pubblica) è stato però sottolineato che la carica in ballo deve essere espressione di una larga maggioranza parlamentare, che non è moralmente corretto portare avanti un'elezione solo sfruttando la (pur esigua) maggioranza dei voti a disposizione nelle Camere. Quindi ecco che, seppur a malincuore, i comunisti cacciano fuori una rosa di nomi da dare in pasto al centro-destra, così da avere il loro appoggio e chiudere i giochi. In una riunione tra i grandi nomi del centro-sinistra e, in rappresentanza della destra, Fini, Casini e Letta spuntano alcuni nomi su cui paiono essere tutti d'accordo: Franco Marini, Giuliano Amato, Mario Monti e Lamberto Dini. L'Unione butta lì anche Napolitano.
Tuoni e fulmini da Arcore, da un Berlusconi che si sente scavalcatro dai tre quarti del suo schieramento. E tuona che non vuole che il nuovo Presidente della Repubblica sia un comunista (e riddaje!). Il nuovo Presidente dovrà essere un moderato, dovrà rappresentare tutto il paese, ma soprattutto dovrà uscire dal centro-destra. Plonk! Non la capirà mai, ma provo a spiegarglielo: quando si è dittatori si può urlare quel che si vuole venendo ascoltati e accontentati. Ora, però, gli italiani gli hanno tolto questo privilegio... (ovviamente la Lega ha detto che voterà per Bossi...)
Certo è che se trovano un accordo su quei nomi usciti da quel vertice, la Casa delle Libertà vedrà i suoi equilibri davvero traballanti, con un Berlusconi (finalmente) meno al comando del carretto dell'Opposizione.
Prodi, quale rappresentante della coalizione dei vincitori alle elezioni (per poco, quasi nulla, ma vincitori), ha presentato la candidatura di Massimo D'Alema. Sembrava quasi uno sgarbo, un uomo molto a sinistra, quasi una provocazione. Eppure facendo mente locale si ricordano atteggiamenti di mediazione del Baffo durante il Governo precedente (Bicamerale, etc...). Il centro-destra, compatto, ha rifiutato anche solo di prendere in considerazione questo nome. E ci sta.
Da tutte le parti (giornalisti, opinionisti, opinione pubblica) è stato però sottolineato che la carica in ballo deve essere espressione di una larga maggioranza parlamentare, che non è moralmente corretto portare avanti un'elezione solo sfruttando la (pur esigua) maggioranza dei voti a disposizione nelle Camere. Quindi ecco che, seppur a malincuore, i comunisti cacciano fuori una rosa di nomi da dare in pasto al centro-destra, così da avere il loro appoggio e chiudere i giochi. In una riunione tra i grandi nomi del centro-sinistra e, in rappresentanza della destra, Fini, Casini e Letta spuntano alcuni nomi su cui paiono essere tutti d'accordo: Franco Marini, Giuliano Amato, Mario Monti e Lamberto Dini. L'Unione butta lì anche Napolitano.
Tuoni e fulmini da Arcore, da un Berlusconi che si sente scavalcatro dai tre quarti del suo schieramento. E tuona che non vuole che il nuovo Presidente della Repubblica sia un comunista (e riddaje!). Il nuovo Presidente dovrà essere un moderato, dovrà rappresentare tutto il paese, ma soprattutto dovrà uscire dal centro-destra. Plonk! Non la capirà mai, ma provo a spiegarglielo: quando si è dittatori si può urlare quel che si vuole venendo ascoltati e accontentati. Ora, però, gli italiani gli hanno tolto questo privilegio... (ovviamente la Lega ha detto che voterà per Bossi...)
Certo è che se trovano un accordo su quei nomi usciti da quel vertice, la Casa delle Libertà vedrà i suoi equilibri davvero traballanti, con un Berlusconi (finalmente) meno al comando del carretto dell'Opposizione.
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