L'altra sera, mentre percorrevo la tanto bistrattata A4, ascoltavo il solito disco (multiplo) polpettone con tutte le canzoni che hai ascoltato mille volte e che credi di dover amare perché sono immortali (uno dei solti "top 100 pop love songs) e capita che passi la romantica I Will Always Love You. E ti viene da pensare alla splendida Whitney, sinuosa e splendida artista che la cantava alllo zenith della sua carriera.
Poi ti ricordi che negli ultimi anni hai sentito che aveva problemi di droga e ti cerchi qualcosa in rete (qui e qui due versioni distinte) trovandoti di fronte a questo salto di una quindicina d'anni che sul suo volto (vedi fotografie sopra) diventano almeno 30. E mi vengono un paio di considerazioni.
Prima di tutto è che la droga è davvero una piaga sociale, ma sopratutto una piaga personale che ti ditrugge senza scampo, all'interno come all'esterno, lo senti tu e lo vedono gli altri che sei ridotto a uno straccio.
Secondo. Forse è vero che lo show business (passatemi l'anglo-americanismo) crea dei mostri, qui inteso in senso buono, cioè nel senso che le persone che appaiono su manifesti, giornali e film non sono in realtà "veri", ma truccati e modificati fino ad apparire splendide copie dell'umanità che tutti ci auguriamo possa essere possibile: senza difetti, splendidi e (quasi) immortali. Non appena si esce da quel mondo dorato si ritorna ad essere comuni mortali, con le rughe, il trucco solo qualche volta, con abiti alle volte sgualciti e con qualche odore di troppo se fa troppo caldo. Perfezione vs. Normalità.
Poi ti ricordi che negli ultimi anni hai sentito che aveva problemi di droga e ti cerchi qualcosa in rete (qui e qui due versioni distinte) trovandoti di fronte a questo salto di una quindicina d'anni che sul suo volto (vedi fotografie sopra) diventano almeno 30. E mi vengono un paio di considerazioni.
Prima di tutto è che la droga è davvero una piaga sociale, ma sopratutto una piaga personale che ti ditrugge senza scampo, all'interno come all'esterno, lo senti tu e lo vedono gli altri che sei ridotto a uno straccio.
Secondo. Forse è vero che lo show business (passatemi l'anglo-americanismo) crea dei mostri, qui inteso in senso buono, cioè nel senso che le persone che appaiono su manifesti, giornali e film non sono in realtà "veri", ma truccati e modificati fino ad apparire splendide copie dell'umanità che tutti ci auguriamo possa essere possibile: senza difetti, splendidi e (quasi) immortali. Non appena si esce da quel mondo dorato si ritorna ad essere comuni mortali, con le rughe, il trucco solo qualche volta, con abiti alle volte sgualciti e con qualche odore di troppo se fa troppo caldo. Perfezione vs. Normalità.
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